L'uomo scagionato dall'accusa di aver distrutto la megafauna del Pleistocene dal continente australiano.
Sono stati i cambiamenti climatici a causare l'estinzione dei grandi marsupiali che abitavano l'Australia circa 40 mila anni fa. Lo rivela una ricerca condotta dalla Queensland University of Technology (QUT) e dal Queensland Museum che sarà pubblicata domani sulla rivista Memoirs of the Queensland Museum.
I ricercatori hanno preso in esame i fossili dei grandi marsupiali scomparsi a quell'epoca, come i canguri o i vombati giganti, analizzando anche alcuni siti ricchi di fossili nella regione di Darling Downs. Hanno scoperto così che a scomparire non furono solamente i marsupiali giganti, ma anche alcune specie più piccole. In totale 44 specie, dai serpenti alle rane e dalle lucertole a piccoli mammiferi, sarebbero scomparse all'epoca.
A quanto pare, dunque, la colpa dell'estinzione non deve essere ascritta agli uomini e ai loro metodi di caccia quanto a un brusco cambiamento delle condizioni climatiche. "Conoscere i motivi dell'estinzione della megafauna di 40 mila anni fa è essenziale per conoscere i rischi corsi oggi dalle specie animali e vegetali a causa dei cambiamenti climatici", spiega Gilbert Price, lo scienziato che ha coordinato lo studio.
La megafauna ha popolato la Terra durante il Pleistocene, un'epoca compresa tra 1,8 milioni e 10 mila anni fa. Nell'emisfero settentrionale c'erano specie come mammut lanosi e tigri dai denti a sciabola, mentre in Australia, isolata dal resto dal pianeta, si erano evoluti i marsupiali giganti.
Secondo molti esperti, il continente australiano tra i 50 e i 20 mila anni fa venne colpito da condizioni climatiche molto più secche che aumentarono l'estensione di praterie e deserti ai danni delle foreste, causando la scomparsa di molti ecosistemi che potevano sostenere varie specie.
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