Due studi inglesi pubblicati da Science disegnano un ritratto a tinte fosche del presente per le specie animali e vegetali in Gran Bretagna. Ma se la tendenza alla riduzione del numero delle specie viventi non fosse soltanto un problema britannico?
Negli ultimi venti anni, le specie di farfalle presenti nel Regno Unito sono calate del 70 per cento. Quelle di uccelli del 54 per cento e quelle di piante native del 28 per cento.
Sono questi i risultati di uno studio pubblicato su Science. E se il fenomeno osservato in Gran Bretagna ha la stessa entità nelle altre zone del mondo, osserva Jeremy Thomas del Centro per l'Ecologia e l'Idrologia di Dorset autore dello studio, si tratta davvero dell'estinzione di massa più ampia dopo quella che ha provocato la scomparsa dei dinosauri.
In Gran Bretagna, infatti, i dati sulle specie vegetali e sulle farfalle possono risalire a 40 anni fa grazie alle ricerca condotte da quasi 20 000 amanti della natura che in questi decenni hanno permesso di "compilare un database che non ha pari al mondo per dettaglio e scala", spiega Thomas.
Secondo gli autori della ricerca, una delle cause di questa scomparsa di molte specie (soprattutto vegetali) è l'inquinamento da sostanze azotate causato dall'agricoltura, che favorisce la crescita di alcune specie di erbe e indebolisce le altre.
La riduzione degli habitat vegetali poi causa anche una riduzione nel numero delle specie di insetti. Secondo gli autori dello studio, si tratta di prove che sottolineano come l'intero pianeta sia sull'orlo di una sesta estinzione di massa, prove supportate anche dai risultati di un secondo studio pubblicato sempre da Science, che ha associato proprio il declino delle specie erbacee delle isole inglesi all'inquinamento da composti azotati.
Un nuovo modello al computer spiegherebbe il meccanismo di formazione delle misteriose spirali nelle calotte polari su Marte. Non sarebbe effetto di venti né di strani movimenti delle calotte, ma di cicli di congelamento e scongelamento.
Una nuova tecnica messa a punto da ricercatori australiani promette di rivoluzionare il modo con cui si puliscono le piume degli uccelli che incappano in mare in un banco di catrame.
Per la prima volta, sono stati creati in un laboratorio americano prioni artificiali. Il risultato spiega molti dei meccanismi alla base dell'aggregazione delle componenti proteiche del prione e potrebbe fornire un nuovo modello di studio per le malattie associate alla presenza di prioni.
Il rover americano Opportunity ha scoperto che nel cratere Eagle c'era un antico mare marziano. Ha individuato anche le increspature sulla sabbia lasciate dalle onde.
Le più antiche prove dell'uso del fuoco da parte dell'uomo sono ossa fossili che possono essere state bruciate soltanto all'interno di un focolare. La scoperta è avvenuta in Sudafrica.
Un astrofilo del Kentuky ha scoperto una nuova stella, grazie al suo telescopio da 8 centimetri. Due astronomi dell'Università delle Hawaii hanno confermato il lieto evento e hanno battezzato la nebulosa con il nome dello scopritore.
Chimici dell'Università di Stanford e dell'Università di Edinburgo hanno finalmente dato una spiegazione scientifica al fenomeno. Nessuna sfida alle leggi della fisica: si tratterebbe soltanto di bolle spinte lungo i bordi del boccale verso il fondo dai vortici che si formano dopo la spillatura.
Le spiagge del Cile meridionale sono state invase da un'enorme quantità di calamari giganti, che ha creato un forte allarme nelle comunità locali. La spiegazione di questo strano fenomeno arriva dallo spazio, grazie alle misurazioni del satellite europeo Envisat.
Si tratta di un enzima che agisce nel cervello, direttamente nell'ipotalamo che è anche il centro di controllo dell'appetito. La scoperta arriva da un gruppo di ricercatori statunitensi e potrebbe aiutare a trovare una soluzione all'obesità.
L'acqua bevuta dalle popolazioni inglesi dimostra che gli anglosassoni furono solo uno sparuto gruppo di conquistatori che dominò sulle più numerose popolazioni autoctone.
È un fossile molecolare che risale a prima dell'avvento delle proteine. È stato scoperto nei batteri Gram-positivi.
Plauso degli ambientalisti, ma preoccupazioni da parte degli industriali che temono la perdita di competitività dell'economia del Vecchio Continente.
È quanto emerge da una intervista al premio Nobel Rita Levi Montalcini: ma, secondo la scienziata, l'ottimismo per il futuro è d'obbligo.
L'hanno battezzato MML, ed è un gene che si attiva durante lo sviluppo embrionale: secondo gli autori della scoperta, potrebbe dare indicazioni di cura per patologie del sistema vascolare e per alcune forme tumorali, come le leucemie.
Si sarebbero formati nell'Universo molto prima di quanto si pensi. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori dell'Istituto di Radioastronomia del Cnr a Bologna.
Viveva centinaia di milioni di anni fa. Era una specie con un numero di cromosomi doppio e una forte potenzialità evolutiva. Ora secondo ricercatori statunitensi potrebbe avere legami di parentela con i lieviti, organismi unicellulari, di oggi.