"Un mostro si aggira per il nostro pianeta; ne ha invaso le strade, le piazze e ogni spazio accessibile; ammorba l'aria che respiriamo; distrugge la salute; divora il tempo; colonizza la psiche; ci toglie la libertà". Così scriveva undici anni fa nel libro Tutti in taxi l'economista ambientale Guido Viale che oggi torna in libreria con Vita e morte dell'automobile (Bollati Boringhieri). Ma è possibile immaginare le nostre città senza automobili?
Paolo Rumiz, reporter di "la Repubblica", ha detto no all'auto e alla televisione. Ai microfoni di Sedna racconta il sapore dei suoi viaggi dalle Alpi svizzere al Salento, da Vienna a Instabul, a due o a quattro ruote ma sempre, rigorosamente, a bassa velocità.
Addio Occidente [...] noi cerchiamo la feccia d'Europa. Bulgari, zingari, serbi, popoli delle polverose latitudini extracomunitarie. E ci chiediamo se usare così la nostra bici non sia un atto anarchico e antiglobale.
(Paolo Rumiz)