Un gruppo di ricerca statunitense ha filmato per la prima volta il meccanismo che permette agli uccelli di emettere il suono del loro canto. Un meccanismo simile a quello umano.
Alcune riprese video ad alta velocità effettuate all’interno della cavità orale dei corvi hanno rivelato incredibili similitudini fra il caratteristico cra cra di questi uccelli e il suono basso e rauco talvolta emesso dagli uomini.
“Abbiamo utilizzato un angioscopio – rivela Franz Goller, che ha girato il video con i suoi colleghi dell’Università dello Utah – che è uno strumento costituito da piccole fibre ottiche che i dottori sfruttano per studiare i vasi sanguigni umani”.
Goller ha usato questa tecnica per la prima volta a metà degli anni Novanta. All’epoca gli permise di risolvere il mistero di come funzionano gli organi vocali degli uccelli canterini.
Negli uccelli il siringe è l’equivalente della nostra laringe, ma va sottolineato che al suo interno ci sono praticamente due cavità vocali. Mentre negli esseri umani l’aria passa attraverso una singola valvola, negli uccelli ognuno dei due polmoni è agganciato alla sua valvola.
I primi video di Goller rivelarono che il suono veniva prodotto quando i muscoli separavano due pesanti ammassi di tessuto situati in entrambe le parti della valvola. Buttar fuori l’aria faceva vibrare questi tessuti, proprio come accade con le nostre corde vocali.
Tutto questo, però, accade così rapidamente che nei primi video i ricercatori non riuscirono a distinguere i singoli dettagli del fenomeno. Per il nuovo esperimento Goller ha usato angioscopi più moderni in grado di fornire immagini di migliore qualità. In questo modo Goller e colleghi sono stati capaci di filmare l’interno del siringe della cornacchia grigia.
Per attivare il siringe, i ricercatori hanno premuto il petto anestetizzato dell’uccello, spingendo l’aria fuori dai suoi polmoni e dentro la sua trachea attraverso le due valvole. Questo movimento ha prodotto il caratteristico cra cra dei corvi.
Il video dimostra che il gracchiare dei corvi è prodotto da una breve apertura delle valvole a cui segue una rapida chiusura e poi ancora una nuova apertura a una velocità tale da impedire qualsiasi osservazione senza teleobiettivi ad alta velocità.
Questo meccanismo è molto simile a quello che produce negli uomini un suono rauco conosciuto come vocal fry (metodo vocale dinamico integrato), un crepitio a bassa frequenza che assomiglia a un disturbo radio. “Il vocal fry – spiega Goller - viene prodotto quando la laringe umana si apre brevissimamente per emettere un impulso e poi si richiude per un periodo più lungo. Sembra che gli uccelli facciano lo stesso gesto, ma con due aperture invece che una”.
Goller ancora non conosce la funzione di queste vocalizzazioni che appaiono frequentemente nel canto dei passeri. Uno dei suoi studenti, infatti, sta cercando di capire se le femmine si relazionano in modo diverso a un maschio che emette questi suoni piuttosto che altri.
I ricercatori, inoltre, si stanno preparando a ottenere immagini ad alta velocità del siringe degli uccelli che sono stati allenati a cantare con un angiscopio miniaturizzato installato al loro interno.
Alcuni ricercatori statunitensi avrebbero individuato l'asteroide che urtò la Terra circa 65 milioni di anni fa, causando l'estinzione dei grandi rettili.
Dalla Nuova Zelanda arriva una nuova conferma: se i bambini passano più di due ore al giorno davanti alla televisione possono sviluppare problemi di apprendimento e concentrazione.
Trovati nelle feci delle lontre marine dell'Antartide alcuni potenti ceppi di Escherichia Coli, un batterio che causa forti diarree negli uomini e negli animali domestici.
Scoperto all'Università di Firenze un nuovo tipo di gel con proprietà nanomagnetiche, che potrebbe essere utilizzato per ripulire alla perfezione antiche opere d'arte.
La caccia alle balene potrebbe cessare non grazie a leggi restrittive ma solo seguendo le indicazioni del mercato. Almeno secondo quello che è accaduto in Islanda.
Collaborando con l'organizzazione slovena Morigenos, si possono vedere e conoscere i delfini mentre ci si diverte e si contribuisce allo studio e alla conservazione dei cetacei dell'Adriatico.
Nell'antica Mesopotamia, lo sviluppo delle grandi città potrebbe essere stato molto più casuale e independente dalla volontà politica di quanto si sia sempre pensato.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Harvard ha ideato un software che obbliga gli utenti a rendere disponibili contenuti su internet e non solo scaricarli.
Un gruppo di ricercatori di Harvard ha scoperto il primo fossile di orchidea, la cui datazione suggerisce un'imponente proliferazione floreale dopo l'estinzione dei dinosauri.
Dopo sei settimane di tempeste di sabbia, i rover Spirit e Opportunity stanno ricaricando le batterie per riprendere la loro passeggiata sul pianeta rosso.
Scoperta nei topi una nuova proteina che protegge i neuroni ma che, proprio come i prioni, potrebbe agevolare la loro degenerazione e favorire l'insorgere di malattie come la BSE.
Due esperimenti simultanei ma diversi hanno simulato un'esperienza extracorporea e raggiunto lo stesso risultato: uscire da se stessi è solo uno scherzo del cervello.
Individuata la mutazione genetica che ha reso il virus del Nilo Occidentale così letale anche per l'uomo. Il responsabile è il gene che codifica la proteina elicasi, coinvolta nella replicazione virale.
Grazie a una simulazione che riproduce il processo evolutivo, un gruppo di scienziati ha scoperto che i dinosauri bipedi correvano molto più veloce degli esseri umani.
In fase d'installazione il più grande impianto di turbine marine che sfrutterà l'energia prodotta da onde e maree. Agirà a largo delle coste dell'Irlanda del Nord e fornirà elettricità al Regno Unito.
Secondo uno studio inglese ci sono ragioni biologiche e culturali alla base della preferenza femminile per i toni rosa. Eppure entrambi i sessi amano il blu.
Un gruppo di astronomi ha osservato per la prima volta la nascita di uno degli oggetti più misteriosi dell'universo: una stella di quark, formatasi attraverso una supernova molto particolare.
Le femmine di iena spingono i maschi fuori dal branco perché preferiscono accoppiarsi con esemplari esterni al clan per salvaguardarne la varietà genetica.