Per la prima volta si conosce qualcosa del DNA del nostro antico cugino.
Alcuni ricercatori europei hanno annunciato di aver decodificato in parte il DNA nucleare di due esemplari di Homo neanderthalensis vissuti in Europa circa 45 000 anni fa. La scoperta, annunciata al Biology of Genomes meeting al Cold Spring Harbor Laboratory (New York), permetterà non solo di scoprire interessanti caratteristiche morfologiche e fisiche di questa specie estinta di uomini, come per esempio il colore degli occhi o la loro suscettibilità a certe malattie, ma anche di comprendere meglio il tipo di rapporto di parentela che la lega all'Homo sapiens. L'uomo di Neanderthal è vissuto in Europa, Nord Africa e Medio Oriente tra i 300 000 e i 30 000 anni fa e, per un lungo periodo venne anche a contatto con i primi esemplari di Homo sapiens, apparsi circa 200 000 anni fa.
L'isolamento dei campioni di DNA è stato realizzato da Svante Pääbo, un paleontologo finalandese del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia che da due anni ha avviato uno specifico programma di ricerca, il Neanderthal Genome Project, che ha come obiettivo il sequenziamento dell'intero genoma di un Neanderthal e la costituzione di una banca dati del DNA di questi ominidi. Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno esaminato in via preliminare almeno 60 diversi resti fossili conservati nei musei per vedere quale fosse quello in miglior stato di conservazione. Il DNA infatti è una sostanza molto sensibile e, se esposta all'azione del tempo, si degrada facilmente. Fortunatamente due campioni sono sembrati avere le caratteristiche idonee per l'esperimento. Da uno di essi, un maschio le cui ossa sono state trovate in Croazia, vicino a Zagabria dove visse circa 45 000 anni fa, i ricercatori sono riusciti a ottenere una sequenza di DNA abbastanza lunga, almeno un milione di coppie di basi, pari a circa lo 0,03% dell'intero genoma.
Per estrarre questo frammento di DNA gli scienziati hanno dovuto ricorrere a nuove e più accurate tecniche genetiche, perché i reperti sono estremamente frammentati. Secondo le prime indiscrezioni, la prima e più rilevante deduzione è che il cromosoma Y degli uomini di Neanderthal sia molto diverso da quello dei Sapiens e anche da quello degli scimpanzé. Questo in qualche modo sembra escludere che ci siano stati fenomeni di mescolamento tra le due specie di Homo.
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