Se l'uomo vuole andare su Marte, i tempi del viaggio dovranno sicuramente accorciarsi. A lavorarci un gruppo di ricercatori australiani. Intanto Spirit riprende a mandare immagini dal Pianeta Rosso.
Ridurre il tempo di percorrenza del lungo viaggio di un equipaggio umano verso Marte è uno dei principali obiettivi della ricerca spaziale. Un passo in avanti significativo è quello realizzato da alcuni ricercatori australiani della National University di Canberra. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Applied Physics Letters, i ricercatori spiegano di aver realizzato un prototipo di propulsore in grado di spingere a velocità doppia del normale una astronave.
Il propulsore è alimentato a idrogeno. Questo elemento viene ionizzato attraverso un impulso radio che riscalda il gas trasformandolo in plasma. Grazie a un campo magnetico, gli ioni si muovono a una velocità doppia rispetto a quella del suono fuori dal propulsore, dando una spinta nell'altra direzione all'astronave. Il vantaggio di questo sistema è di essere molto più efficiente dei normali motori a razzo e di usare come combustibile una sostanza comune come l'idrogeno, sottoprodotto della produzione di acqua e ossigeno per sostenere gli astronauti.
La Nasa e l'Esa si sono dette interessate al progetto, ma ci vorrà almeno un anno per la costruzione del primo prototipo e altri due anni di prove continuate prima di poterlo sperimentare nello spazio. Nel frattempo il rover americano Spirit è tornato a lavorare sulla superficie di Marte e a mandare sulla Terra dati e immagini. Lo dice la Nasa, che sottolinea comunque come i tecnici siano ancora al lavoro per riportarlo in piena efficienza. E l'agenzia spaziale europea ha annunciato di voler inviare una missione umana su Marte entro 30 anni. Il piano è stato presentato a Londra da Franco Ongaro, uno dei responsabili del programma Aurora per l'esplorazione del Sistema Solare.
Sono dei veri e propri specchi dell'Universo. Si tratta delle lenti gravitazionali, ovvero galassie che riproducono oggetti celesti lontani. E per la prima volta sono state scattate tre foto.
Già nell'antichità univano il sapere di matematica, geometrica ed ingegneria. Si tratta delle catapulte, massimo sapere scientifico fino all'invenzione della polvere da sparo.
Nuovi strumenti nanotecnologici, dalle nanoparticelle ai nanocomposti. A svilupparli saranno 13 università europee, tra cui gli atenei di Urbino e di Roma Tor Vergata, grazie a un finanziamento dell'Unione Europea.
A volte hanno intensità minore, ma fanno più vittime. Le catastrofi naturali nei paesi poveri hanno un impatto più forte che in altre parti del mondo, causando molte più vittime. Lo rende noto un recente rapporto dell'Undp (Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite)
Non solo frasi e parole. Presto sarà possibile utilizzare motori di ricerca sul web che ci permettono di trovare immagini e animazioni. Grazie ad Aim@Shape, un progetto di ricerca europeo coordinato da alcuni ricercatori del Cnr di Genova.
Le conseguenze dannose dell'effetto serra si sentono anche a grande distanza. Secondo uno studio svolto negli Stati Uniti, gli strati più esterni dell'atmosfera terrestre stanno diventando sempre più sottili.
Se verrà confermata la loro esistenza, verranno aggiunti alla tavola periodica degli elementi. Si tratta di Ununtrium e Ununpentium, due nuovi elementi scoperti in laboratorio, che contengono 113 e 115 protoni.
La genomica non è importante solo per l'uomo. Alcuni ricercatori americani hanno sequenziato il genoma di una comunità di microbi, scoprendo nuovi particolari su come gli organismi interagiscono in un ecosistema.
Un manifesto della roboetica. E ancora robot antropomorfi con cui interagire e gel-robot che nuotano. Sono solo alcuni dei protagonisti di Roboethics, il Simposio Internazionale a Sanremo che ha aperto il dibattito sui principi etici del mondo della robotica.
Città più vivibili, fluide e sostenibili. E quindi meno inquinamento e maggiore mobilità. È nato Mobilis, un nuovo sistema virtuale per trovare applicazioni possibili di quello che sembra uno scenario lontano.
Presto i primi risultati del progetto Finuda dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per indagare contemporaneamente la formazione e il decadimento degli ipernuclidi. I risultati porteranno nuove informazioni sulla struttura dei nuclei atomici.
L'eco è quanto rimane di un lampo di raggi gamma ed è stato individuato dall'osservatorio spaziale XMM-Newton dell'Agenzia spaziale europea (Esa). Nelle immagini scattate appare come una serie di cerchi concentrici. Lo studio delle immagini potrebbe aiutare a puntare i telescopi laddove stanno nascendo nuove stelle.
Le nuvole di ghiaccio si formano a una altezza di circa 93 chilometri, quando la temperatura in quella fascia di atmosfera scende al di sotto dei meno 125 gradi Celsius. Le misure hanno dimostrato che in media le nubi sul Polo Sud sono più alte di tre chilometri e mezzo rispetto a quelle sul Polo Nord.
Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele ha scoperto la sostanza che permette alle cellule staminali adulte di trovare il tessuto danneggiato. Si aprono nuove prospettive per le terapie con le cellule staminali adulte.
Quello che sembra essere il più antico fossile di un animale terrestre è stato scoperto da alcuni scienziati inglesi e americani nei pressi della città di Aberdeen, in Scozia. È un millepiedi e viveva sulla Terra 420 milioni di anni fa.
Ginevra e la regione francese Rhône-Alpes si alleano per creare un polo di competenza nelle biotecnologie di rilievo europeo. L'iniziativa è stata presa subito dopo la firma di un accordo tra la Svizzera e l'Unione Europea per il riconoscimento e la parificazione dei rispettivi ricercatori.
La distanza dalla Terra dall'ammasso di stelle conosciuto come Pleiadi — fra gli oggetti più visibili nel cielo notturno e più ricorrenti nei miti dell'antichità — è stata finalmente misurata con precisione da un gruppo di astronomi del California Institute of Technology e del Jet Propulsion Laboratory.
Un modello al computer per ricostruire le migrazioni umane a partire dalle mutazioni del Dna. È questo il risultato raggiunto dai ricercatori dell'Università di Stanford guidati da Luca Cavalli Sforza e pubblicato sulla rivista PNAS.