Un gruppo di scienziati francesi ha studiato come ottenere il massimo numero di rimbalzi da una pietra piatta lanciata sull'acqua. La formula verrà applicata alle navi spaziali che al rientro in atmosfera si comportano proprio come i sassi sull'acqua.
L'angolo di impatto per ottenere il massimo numero di rimbalzi da una pietra piatta lanciata sull'acqua è di circa 20º. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori del Research Institute for Out of Equilibrium Phenomena di Marsiglia. In un articolo pubblicato sulla rivista "Nature", i ricercatori, guidati da Christophe Clanet, spiegano che comunque l'angolo di lancio non è l'unico parametro importante. È decisivo anche il fatto che la pietra ruoti su se stessa, dato che la rotazione stabilizza la pietra e impedisce che si inabissi non appena a contatto con la superficie dell'acqua.
Per studiare il comportamento delle pietre, gli scienziati hanno realizzato una macchinetta lancia-pietre. Una sorta di catapulta a motore capace di sparare dischi di alluminio in una piccola piscina di un paio di metri, mentre una videocamera ne riprendeva tutti i rimbalzi. Grazie all'osservazione delle esperienze gli scienziati hanno potuto definire i parametri determinanti e misurane i valori. Al di là dell'aspetto curioso, questa ricerca avrà delle ricadute pratiche perché permetterà di capire meglio come avvengono i rientri delle nave spaziali nell'atmosfera, rientri che possono essere paragonati proprio al rimbalzo di un sasso sull'acqua.
Conoscere il miglior angolo d'incidenza, la velocità della rotazione necessaria in funzione delle dimensioni del corpo in oggetto permetterà dunque di minimizzare gli incidenti che spesso causano la distruzione dei veicoli in rientro dallo spazio. Tra i beneficiari dello studio poi, ci sarà probabilmente chi vorrà candidarsi a battere il record del mondo di Jerdone Coleman-McGhee, che nel 1992 ha fatto rimbalzare un sasso per 38 volte sulle rive del fiume Blanco in Texas.
Ha deciso di rinunciare al sesso almeno 40 milioni di anni fa. Si tratta di un piccolo animaletto, il Bdelloidea rotifera, che popola alcuni stagni ed è un caso unico: infatti ha rinunciato alla riproduzione sessuata per la partenogenesi.
Il salmone è sempre più diffuso sul mercato mondiale, a prezzi ormai accettabili. La sua produzione è aumentata del 40 per cento negli ultimi 20 anni. Ma secondo alcuni ricercatori, molti allevamenti potrebbero essere a rischio.
Abbiamo due braccia, due gambe e due occhi. Ma il nostro corpo nasconde una grande asimmetria. Che potrebbe avere origine dagli ioni di calcio.
Spirit invia immagini ad alta risoluzione del suolo marziano. Attesa per la sonda Opportunity che ci mostrerà l'altro volto di Marte. Mentre la sonda Stardust ha raccolto polvere di cometa viaggiando attraverso la scia di Wild 2.
La musica più complessa al mondo è una melodia poco nota dell'isola di Giava, chiamata gamelan. Lo hanno stabilito gli esperti dell'Università brasiliana di Alagoas, per i quali la melodia indonesiana è molto più complessa anche della musica classica occidentale.
I cambiamenti climatici potrebbero portare un quarto degli animali e delle piante verso l'estinzione. Infatti, un grande studio pubblicato su "Nature" mostra che fra il 15% e il 37% di tutte le specie nelle regioni considerate potrebbero estinguersi entro il 2050.
Astronomi australiani hanno individuato una zona abitabile vicino al centro delle nostra galassia. Si tratta di un "anello di stelle" nate circa 8 miliardi di anni che hanno tutti i requisiti necessari per ospitare la vita.
Rinvenuto un insediamento nell'Artico che testimonia la presenza dell'uomo nella regione già 30 mila anni fa, oltre 15 mila anni prima di quanto fino a oggi stimato. La scoperta opera di un gruppo di scienziati russi guidati da V.V. Pitulko è descritta su "Science".
La vita negli oceani dipenderebbe da una sola grande corrente nell'emisfero meridionale, la sua circolazione assicura la distribuzione dei nutrienti negli oceani. Questa scoperta dimostra che la vita oceanica è molto più esposta ai cambiamenti climatici di quanto si sia ipotizzato sino a oggi.
Scienziati americani e israeliani hanno identificato un gruppo di sostanze capaci di inibire la tossina dell'antrace. Questa scoperta potrebbe condurre alla realizzazione di un antidoto contro l'infezione, da usare quando quest'ultima si è già diffusa e gli antibiotici non hanno più effetto.