Rinvenuto un insediamento nell'Artico che testimonia la presenza dell'uomo nella regione già 30 mila anni fa, oltre 15 mila anni prima di quanto fino a oggi stimato. La scoperta opera di un gruppo di scienziati russi guidati da V.V. Pitulko è descritta su "Science".
Gli uomini vissero nella regione artica anche durante l'ultima glaciazione e non colonizzarono la zona solo quando i ghiacci iniziarono a ritirarsi. La scoperta arriva da un gruppo di archeologi russi dell'Istituto di Storia di Materiali e Culture guidati da V.V. Pitulko che hanno pubblicato un articolo sulla rivista "Science".
Secondo i campioni raccolti, l'Homo sapiens era in grado di vivere nell'Artico già 30 000 anni fa, cioè quando esisteva un ponte di terra che univa l'Asia all'America, attraverso lo Stretto di Bering. I ricercatori hanno scoperto un sito su una sporgenza del fiume Yana a una latitudine di 71º nord. Nella zona sono stati trovati manufatti in osso di vari animali quali: mammut lanoso, cavalli, bisonti e lupi, oltre a diversi strumenti in pietra e tracce di pigmenti di ocra rossa. Da più di 100 anni gli archeologi speculano sulla possibilità che l'uomo abitasse la regione artica già nel Pleistocene, ora se ne ha finalmente la prova.
L'ambiente del delta del fiume Yana, doveva apparire in epoca preistorica come una pianura alluvionale ricoperta da tundra. La presenza della vegetazione poteva sostentare la sopravvivenza dei grossi erbivori. L'analisi dei pollini dimostra che la regione doveva essere ben più calda di oggi sembra, infatti, che questa parte dell'Asia non fu mai ricoperta dalle calotte polari e per questo avrebbe potuto ospitare l'uomo in epoca così remota. Il sito ufficialmente riconosciuto come l'insediamento più antico nell'Artico fino a oggi è l'insediamento di Berelekh a 70º di latitudine nord, datato tra i 13 000 e 14 000 anni fa.
Ha deciso di rinunciare al sesso almeno 40 milioni di anni fa. Si tratta di un piccolo animaletto, il Bdelloidea rotifera, che popola alcuni stagni ed è un caso unico: infatti ha rinunciato alla riproduzione sessuata per la partenogenesi.
Il salmone è sempre più diffuso sul mercato mondiale, a prezzi ormai accettabili. La sua produzione è aumentata del 40 per cento negli ultimi 20 anni. Ma secondo alcuni ricercatori, molti allevamenti potrebbero essere a rischio.
Abbiamo due braccia, due gambe e due occhi. Ma il nostro corpo nasconde una grande asimmetria. Che potrebbe avere origine dagli ioni di calcio.
Spirit invia immagini ad alta risoluzione del suolo marziano. Attesa per la sonda Opportunity che ci mostrerà l'altro volto di Marte. Mentre la sonda Stardust ha raccolto polvere di cometa viaggiando attraverso la scia di Wild 2.
La musica più complessa al mondo è una melodia poco nota dell'isola di Giava, chiamata gamelan. Lo hanno stabilito gli esperti dell'Università brasiliana di Alagoas, per i quali la melodia indonesiana è molto più complessa anche della musica classica occidentale.
I cambiamenti climatici potrebbero portare un quarto degli animali e delle piante verso l'estinzione. Infatti, un grande studio pubblicato su "Nature" mostra che fra il 15% e il 37% di tutte le specie nelle regioni considerate potrebbero estinguersi entro il 2050.
Astronomi australiani hanno individuato una zona abitabile vicino al centro delle nostra galassia. Si tratta di un "anello di stelle" nate circa 8 miliardi di anni che hanno tutti i requisiti necessari per ospitare la vita.
Un gruppo di scienziati francesi ha studiato come ottenere il massimo numero di rimbalzi da una pietra piatta lanciata sull'acqua. La formula verrà applicata alle navi spaziali che al rientro in atmosfera si comportano proprio come i sassi sull'acqua.
La vita negli oceani dipenderebbe da una sola grande corrente nell'emisfero meridionale, la sua circolazione assicura la distribuzione dei nutrienti negli oceani. Questa scoperta dimostra che la vita oceanica è molto più esposta ai cambiamenti climatici di quanto si sia ipotizzato sino a oggi.
Scienziati americani e israeliani hanno identificato un gruppo di sostanze capaci di inibire la tossina dell'antrace. Questa scoperta potrebbe condurre alla realizzazione di un antidoto contro l'infezione, da usare quando quest'ultima si è già diffusa e gli antibiotici non hanno più effetto.