Siamo caduti in una fiaba…
Strano clima, questo della zona tropicale di Imereti: siamo avvolti da ieri in un velo di umido soffocante, ma a pochi metri dalle palme vediamo gli abeti. Stamane ci siamo diretti a Patara Jikhaishi, un villaggio apparentemente sonnacchioso e fermo nel tempo, dove abbiamo incontrato una famiglia che insieme ad altre cinque forma la comunità degli apicoltori di Khoni.
Lasciata alle spalle la provinciale e imboccata una strada sterrata, abbiamo provato tutti la sensazione dolcissima di essere entrati improvvisamente in una favola bucolica, dove marciare con truppe di anatroccoli al seguito di mamma papera e sguazzare nei fiumiciattoli, tra cavalli, mucche e maialini liberi di scorrazzare per strada o di pascolare nelle radure incastonate tra i boschetti dietro casa.
Le case, piccole dacie merlate a un piano o due e un po’ malandate, hanno tutte un ampio giardino, un frutteto, un orto, un gallo e tre o quattro galline. E, comodamente sdraiati su quasi ogni uscio, caprette e scrofe con cuccioli.
Nel giardino dei nostri ospiti, che hanno messo la casa a nostra disposizione, ci sono una ventina di alveari per la produzione di miele, pappa reale e propoli e per l’allevamento di api regina.
Nella stanza, dove qualcuno prepara del cibo per noi già dalla mattina, vediamo all’opera mamma e figlio: la prima esporta le larve dalle cellette; il secondo, a quel punto, raccoglie la pappa miracolosa con un microscopico cucchiaino.
Nel pomeriggio, mentre ha corso la campionatura, vagabondiamo per il villaggio e incrociamo una famiglia d’altri tempi che chiacchiera sotto gli alberi e si rallegra con noi per “la bizzarra idea” – parole di una signora gentile che parla inglese – di essere passati di lì.