Ragioni e sentimenti alla fine del viaggio: Paolo

Ultima puntata – A pochi giorni dalla conclusione del viaggio chiediamo ai protagonisti scienziati di raccontarci le loro impressioni e le loro conclusioni. Ovviamente il progetto non si conclude domenica, quando arriveranno all’aeroporto di Trieste. Da quel momento comincia il lavoro di analisi dei dati che li porterà attraverso nuove strade scientifiche per ora imprevedibili.

Paolo Gasparini ci racconta che…

Allora, le tue conclusioni alla fine di questa spedizione? Che cosa puoi dire?

Complessivamente siamo molto contenti. Intanto siamo arrivati tutti fino in fondo. Anche se siamo passati in paesi molto difficili con un clima torrido e condizioni di vitto e alloggio abbastanza particolari, siamo a Shanghai sani e salvi. E non è poco. Poi abbiamo avuto sempre una risposta positiva, direi entusiastica, da parte delle comunità, le vere comunità di Terra Madre, che abbiamo incontrato.

Anche la campionatura è andata bene, abbiamo campionato quasi 600 persone, e a queste si aggiungeranno altre 100 dal Turkmenistan, i cui dati ci verranno mandati direttamente dal personale locale che abbiamo istruito. È un numero un po’ inferiore a quello che ci aspettavamo. Forse un po’ ingenuamente. Infatti le condizioni in cui abbiamo campionato sono state per la maggior parte delle volte molto diverse a quelle a cui siamo abituati in Italia, ci aspettavamo condizioni un po’ più simili.

I dati sono in fase di elaborazione. Ma già adesso, basandoci sulle nostre sensazioni, possiamo dire che nelle comunità, dall’Azerbaijan in poi, c’è una percentuale molto alta di persone che risultano supertaster al test dell’amaro: vuol dire che percepiscono il gusto amaro molto forte. È una sensazione, sì, non ancora supportata dalle analisi dei dati, ma ce l’abbiamo avuta tutti. Naturalmente dobbiamo aspettare di analizzare i dati per trarre delle conclusioni definitive ma intanto si intravedono delle cose interessanti. Questo potrebbe spiegare, per esempio, perché non amano l’amaro, perché hanno una cucina molto dolce: in tutti i paesi che abbiamo attraversato i cibi tendono al dolce… Vedremo. A parte questa caratteristica che accomuna un po’ tutte le genti incontrate, le comunità sono varie, alcune in cui l’obesità è molto frequente altre in cui sono molto magri, come nel Pamir…

Beh, lì per forza sono magri. È difficile che diventino grassi, non avendo quasi niente da mangiare…

Appunto.

Se tu dovessi riprogettare una spedizione di questo tipo che cosa modificheresti, che cosa miglioreresti?

Alcuni aspetti logistici: ci siamo caricati di un eccesso di materiali, alcuni li abbiamo addirittura rispediti indietro, perché era impossibile trascinarseli attraverso i faticosi spostamenti, soprattutto alle frontiere che abbiamo attraversato a piedi con i bagagli sulle spalle. Tutto questo equipaggiamento ha pesato inutilmente. Partirei molto più leggero. Pensavamo di essere partiti con l’indispensabile… ma molte cose sono risultate superflue.

In Georgia e Azerbaijan abbiamo fatto tutto molto di corsa. Ci sarebbe stato bisogno di più tempo. Per quanto riguarda i trasferimenti, il fatto che abbiamo viaggiato sempre via terra ci ha permesso di capire meglio, i luoghi, le persone, i modi di vivere. Questo ci sarà di aiuto nell’interpretare i dati. Finché non vivi il deserto e non ci sei dentro e difficile poi capire e interpretare i risultati di una comunità. D’altra parte la lentezza nel viaggiare ci ha tolto del tempo per lavoro di campionamento. Ci sono i pro e i contro i due approcci: viaggiare via terra entrando più a contatto con il paese o viaggiare via aerea e avere più tempo per il lavoro scientifico. Non dimentichiamoci, inoltre, che le linee aeree interne di questi paesi sono tutte nella lista nera delle compagnie altamente a rischio. Quindi i motivi per cui abbiamo scelto di viaggiare via erano, da una parte, perché doveva essere il vero viaggio, una spedizione scientifica che entrasse in contatto giorno per giorno con le realtà dei paesi, e dall’altra perché non volevamo rischiare con compagnie poco sicure.

Alla fin fine credo che ci sia un vantaggio ad aver fatto questa fatica dei trasferimenti.

Simona Cerrato

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