Preferenze alimentari: i primi risultati

Accanto ai geni direttamente coinvolti nella percezione gustativa, oggi sappiamo che esistono geni coinvolti nella scelta dei cibi ovvero nelle preferenze alimentari. Ad esempio la risposta che ognuno di noi dà alla domanda “ti piace o no il succo d’arancia?” deriva da una combinazione tra esperienza personale, cultura e geni coinvolti nei processi di memoria, nella neurotrasmissione, e in meccanismi gustativi non ancora noti. I geni che influenzano le nostre scelte alimentari possono avere notevoli implicazioni sullo stato di salute e aiutare a prevenire patologie quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione ecc.

Alle comunità incontrate lungo la Via della Seta, i ricercatori sottoponevano un questionario sulle loro preferenze per ottanta cibi illustrati con delle fotografie, in modo da evitare incomprensioni linguistiche. Questi i risultati per quattro cibi.

Solo tenendo in considerazione l’insieme dei fattori coinvolti nella percezione gustativa e nelle preferenze alimentari si potrà arrivare a una maggiore e più efficace personalizzazione della dieta, non finalizzata al dimagrimento, ma piuttosto al raggiungimento di uno stato di benessere generale e duraturo nel tempo. In estrema sintesi, se le conseguenze dello stile alimentare di ciascuno dipendono in parte dal profilo genetico individuale, è anche vero che l’avverarsi di quanto scritto nei nostri geni può essere, a sua volta, influenzato largamente dallo stile alimentare e da quello di vita.

È un po’ come per le medicine: sappiamo che esistono nella risposta a determinati nutrienti differenze tra gruppi etnici, tra membri di una stessa famiglia e tra singoli individui. I geni del singolo individuo sono coinvolti nella risposta alla presunta componente, benefica o dannosa, di un cibo, ma il problema diventa ben più complesso quando intervengono delle concomitanti interferenze con gli altri cibi.

L’utilizzo della dieta come strumento di prevenzione, e quindi di benessere o magari di strategia anti-invecchiamento, è certamente attraente perché, rappresentando l’alimentazione una necessità quotidiana, costituisce una sorta di terapia continuativa utilizzabile per tutta la vita, senza i rischi di tossicità intrinseci all’impiego dei farmaci.

Il progetto MarcoPolo2010, raccogliendo informazioni su dieta, preferenze, gusto, geni e stile di vita lungo la Via della Seta, contribuirà all’incremento delle conoscenze in questo settore facilitando, auspicabilmente, la prevenzione di gravi e frequenti patologie alimentari.

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