Per Mary e per steppe


Stamattina partenza presto. Ci aspettano i 350 km che ci separano da Mary, sorta di moderno caravanserraglio per i viaggiatori diretti all’Uzbekistan e alle favolose Bukhara e Samarcanda.

Mary, però, merita comunque una sosta, perché a breve distanza sorgono le rovine di Merv, antica città carovaniera tra le più famose all’epoca dei Polo, e oggi Partrimonio Unesco dell’Umanità.

Dal viaggio di trasferimento in sé e per sé non sappiamo che aspettarci. La Lonely Planet dice che ci vogliono tre ore e mezzo, la nostra guida otto ore, il proprietario dell’albergo di Ashgabat quattro ore e mezzo.

Chi ci azzecca è la nostra guida: sono state dieci ore di sballottamento continuo per via del fondo stradale sconnesso e delle sospensioni del nostro pullman dagli ammortizzatori scarichi.

Nel riquadro del finestrino non hanno fatto altro che scorrere immagini di una steppa monotona, monocromatica, a tratti spazzata dal vento e da nuvole di polvere; e piatta come non mai, fatto salvo per alcuni monticelli artificiali che la nostra guida ci ha spiegato essere stati innalzati ai tempi delle carovane come punti guida e di segnalazione.

Unico momento di vero interesse è stata la sosta presso un gruppo di braccianti intenti alla raccolta del cotone: erano soprattutto donne, completamente velate per proteggersi dalla polvere. Alla vista delle nostre reflex, hanno tirato fuori i loro cellulari ed è partito il fuoco incrociato di scatti. Ridevano come matte, e noi con loro. Al termine della sessione fotografica, il calore dei saluti ha superato di gran lunga la calura dell’aria. Sarà anche vero che non parliamo la lingue di questi luoghi, ma questi sono imperdibili frammenti di vera umanità!

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