Nella tana del lupo

Stamattina, per meglio capire come funziona tutta questa storia dei dati e dell’analisi dei risultati, siamo andati nella tana del lupo: il laboratorio di Genetica Medica, IRCCS-Burlo Garofolo di Trieste. Qui, un gruppo di giovani ricercatori ha iniziato ad analizzare i campioni spediti dall’Oriente.
Step numero uno: l’upload dei dati sul server.
Parliamo con Antonietta Robino, biologa, e Carmela Lanzara, biologa genetista, che si stanno occupando dell’inserimento di quelli relativi ai test del gusto.

“In questi giorni a Trieste abbiamo ricevuto tutte le schede dei test del gusto che il gruppo di ricercatori ha somministrato alle diverse comunità incontrate lungo la Via della Seta. Il nostro lavoro consiste ora nel trascrivere i dati e inserirli in un database che ci aiuterà nelle sucessive elaborazioni. In particolare, abbiamo tradotto in valore numerico l’intensità dell’amaro percepito da ciascun soggetto. Le persone campionate, infatti, avevano indicato su una scala continua l’intensità del gusto amaro dopo l’assaggio di una cartina impregnata di PROP, un composto dal tipico sapore amaro utilizzato ormai da molti anni a scopi di ricerca. La scala è caratterizzata da una serie di punti che vanno da ‘appena apprezzabile’ a ‘più forte di qualunque immaginazione’. In questo modo è stato possibile definire tre diversi gruppi di sensibilità: nontaster (NT), coloro che percepiscono poco o per nulla l’amaro; mediumtaster (MT), coloro che percepiscono l’amaro; supertaster (ST), coloro che percepiscono più intensamente l’amaro ed effettuare già una prima analisi calcolando le percentuali di NT, MT e ST nelle diverse nazioni campionate.”

La tabella d’inserimento dati, infatti, è suddivisa in cinque colonne: 1) codice paese, indica il paese di provenienza del soggetto, 2) codice paz, ovvero il codice assegnato a ciascun soggetto che ha partecipato al campionamento, 3) N che corrisponde al sale NaCl e si usa solo come controllo nello screening del PROP, 4) P sta per PROP e, infine, 5) status indica la tipologia di tester (NT, MT o ST).

Così, presa da irrefrenabile curiosità ho chiesto di poter fare anch’io il test dell’amaro.
Niente di più semplice: è stato sufficiente appoggiare la cartina impregnata di PROP sulla punta della lingua, inumidirla con un po’ di saliva e aspettare qualche secondo.
Risultato? Sono un nontester: sentivo solo il gusto tipico della carta ma non quello dell’amaro.

“Ma non ci sono solo i test dell’amaro” hanno poi specificato le due ricercatrici. “I nostri viaggiatori hanno infatti somministrato anche un questionario delle preferenze alimentari che nei prossimi giorni dovremmo analizzare con attenzione. Lo scopo di questo lavoro, infatti, è quello di studiare la percezione dell’amaro e le preferenze alimentari delle comunità che vivono lungo la Via della Seta. Non solo, ma grazie alla disponibilità dei campioni di saliva raccolti dai nostri viaggiatori sarà possibile studiare anche la genetica dell’amaro. Finora sono stati condotti molti studi a questo riguardo, ma solo su popolazioni vicino a noi, quindi europee o americane, mentre sarebbe molto interessante conoscere il fenomeno in popolazioni più lontane e confrontare i risultati con quelli già disponibili.”

Per provare il test dell’amaro venite a trovarci a Trieste il 24 settembre in occasione della Notte dei Ricercatori.

Lisa Zillio

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