Meravigliosa Samarcanda

Al telefono questa volta Elisabetta Eördegh che insieme a Carlo Auriemma si occupa dei video. Ci racconta il punto di vista di chi non fa scienza, ma comunicazione.

È meraviglioso… sì. Oggi è stato proprio bello: non me l’aspettavo così bello. È stata una sorpresa, non mi aspettavo che Samarcanda fosse così bella. È stata restaurata bene, l’abbiamo vista in un momento fortunato. Anche Carlo, che è sempre molto critico e non si fa incantare facilmente, è affascinato. L’emozione che abbiamo provato a Samarcanda è la stessa che abbiamo provato al Borobudur, un tempio buddista in Indonesia. Una sensazione di mistico di magico. In più qui è tutto colorato: con questi blu, turchesi, celesti… E le dimensioni che travalicano la dimensione umana: enormi, spaziose, larghe. Sono così contenta che sono andata a comprare della vodka e tra un po’ offro l’aperitivo a tutti quanti.

E come va l’interazione tra voi con lo sguardo da comunicatori, gli scienziati e le persone che incontrate…

Il nostro lavoro è comunicare, appunto. Essendo un lavoro in modo professionale ma senza i mezzi che possono avere BBC o National Geographic, per esempio, abbiamo sempre cercato di andare per le strade meno battute, abbiamo sempre puntato sui posti dove non ci va nessuno e nessuno conosce. Per avere un qualcosa che altri non hanno.

Andare nelle comunità più lontane dalle rotte battute, entrare in casa della gente che ti fa da mangiare e ti fa vedere come vive è una valenza grossa e aggiunge qualcosa da comunicare che non tutti conoscono. Per la nostra esperienza personale questo aspetto del viaggio ci dà tantissimo.

E l’interazione con gli scienziati come funziona?

Per adesso noi li abbiamo ritratti nel loro lavoro, da profani senza capirci granché. Le persone arrivano in massa, incuriosite, anche se non sanno bene che cosa verrà effettivamente fatto. A che cosa saranno sottoposte… Gli si legge in faccia un senso di aspettativa, una lieve sottomissione, un po’ come quando si va dal dottore. Poi però quando cominciano i test che sono divertenti, simpatici, come quello dei colori o dell’olfatto che devono odorare e ci sono delle puzze tremende… tutto cambia.

Guardiamo le facce che fanno, le vecchie che si mettono i pennarelli nel naso… o i bambini che magari non riconoscono certi odori perché non li hanno mai sentiti, come i chiodi di garofano che per loro, credo, sono sconosciuti. Dopo la titubanza iniziale le persone si sciolgono e tutto diventa diverso. È molto bello anche questo.

E anche tra di noi le cose funzionano bene. Siamo in 13, quindi un gruppo abbastanza grande, e le persone non si conoscevano prima. Tuttavia tutti si rispettano e si aiutano… molto positivo anche questo.

Simona Cerrato

Video di Carlo Auriemma e Elisabetta Eördegh

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