Mai troppo ricchi né troppo poveri

Oggi abbiamo conosciuto una comunità di panifcatori che partecipa al progetto di Terra Madre. Una buona parte della mattina è trascorsa perciò, in una ridente sala del pane, con tanto di tavola apparecchiata, profumata da vasi di basilico fiorito, sulla quale assaggiamo due delle numerosissime varianti del saporito e nutriente pane uzbeko, appena cotto per noi nel forno di argilla o tandyr. Nell’adiacente stanza da lavoro vera e propria, infatti, abbiamo seguito tutte le fasi della lavorazione, compresa la decorazione con i tipici “timbri” di legno. Prima di essere messo in tavola e offerto agli ospiti, il pane viene baciato, portato alla fronte e spezzato dal padrone di casa. Per l’occasione, la giovane figlia del fornaio ha inviato un’amica che studia all’università e sogna di diventare interprete, di viaggiare, di conoscere il mondo… E, senza troppe timidezze, ci racconta instancabile i suoi piani per il futuro.

La moglie del fornaio, invece, ci racconta una leggenda sul destino dei fornai: “Un giorno, un angelo vide un camino fumare dall’alto del cielo. Si precipitò allora presso la casa da cui usciva quel fumo e ci trovò un panettiere intento nel suo lavoro. Gli chiese perciò di avere del pane: questo spezzò in due una pagnotta e gliene diede una parte. Allora l’angelo disse ‘Poiché me ne hai dato solo la metà, tu, panificatore, non avrai mai pane in eccesso e non diventarei mai ricco, anche se ti prometto che non ti mancherà mai da mangiare’“. Ma anche se un detto uzbeko dice che sotto il mito dorme la storia, forse questa leggenda non la dice proprio tutta. O forse, il caso di questa comunità è l’eccezione che conferma la regola. La figlia del panettiere, infatti, ci racconta che quando il papà avviò la sua attività aveva una casa piccola mentre ora vivono in una grande casa… “Spero che tutto continui così anche per noi. Io studio medicina e voglio diventare medico.”

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