Il deserto nero – parte I

Il deserto ha l’ardore di una preghiera e l’aridità di una maledizione”

Proverbio turkmeno

Parte prima

Del Kara Kum scrisse un ufficiale cosacco: “Non è un posto per cristiani civilizzati. La gente viene divorata dai serpenti e avvelenata dai ragni. Se ti trovi nel deserto, bada di non allontanarti dal campo senza un fucile carico. Ma è soprattutto il clima che è atroce; nel medesimo posto, di giorno il sole ti arrostisce, di notte muori di freddo”.

Un pastore turkmeno invece pensava così “Ogni volta che penso al tramonto nel deserto, il mio cuore sanguina al pensiero della povera gente che non ha mai visto quella meraviglia. Domani, se Allah mi farà vendere le mie pecore, lascerò questa fossa d’iniquità e di confusione [la città in cui si trovava, ndr] per ritornare allo splendore del deserto, dove pregherò perché possa morire senza dover rivedere tutta questa corrotta bassezza”.

La nostra idea, forse, sarà ancora diversa…

Oggi siamo volati da Baku ad Asgabat, capitale del Turkmenistan, e dall’alto abbiamo ammirato  la distesa a perdita d’occhio del Kara Kum, detto anche Deserto Nero, ma, agli occhi degli appassionati, una sirena ammaliatrice.

Le sue misure da “guinnes” (1280 x 960 km) ne fanno il quarto deserto del mondo per estensione, pari a un quinto del Sahara.

I tre quarti del Kara Kum (KK per gli amici) sono di sabbia, il 10 per cento della quale è ammassata in altissime barcane, le dune a mezzaluna che si muovono come onde del mare anche di decine di metri ogni anno.

Il KK è pieno di cose affascinanti e bizzarre, che ai viaggiatori sono parse a volte del tutto fantastiche… Speriamo di riuscire a vederne almeno alcune nei prossimi giorni.

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