Fuori dal mondo sulle montagne del Tajikistan

Stamane abbiamo passato il confine per entrare in Tajikistan e sono state altre ore trascorse nella terra di mezzo, tra attese infinite, compilazioni, incomprensioni, timbri mancanti… Morale: eravamo illegali senza saperlo. Quando siamo finalmente dall’altra parte incontriamo Jumaboy, il rappresentante di uno dei due convivium di Terra Madre in Tajikistan. Con quattro autisti e 6 jeep, raggiungiamo il villaggio di Rashni Poyon, a 2000 metri di altezza, nella nota valle dello Zerafshan. Sul fiume si affacciano le case di mattoni di fango, i bimbi ci corrono incontro, le donne sono coperte fino ai piedi di abiti fioriti.La casa dove veniamo accolti per la notte è una casa privata di contadini. Dormiremo per terra, su tappeti-materassino a fiori, nelle stesse stanze dei padroni di casa che si stringeranno da qualche altra parte. Pare sia fermo tutto da secoli, ma è solo perché ci consideriamo sempre il termine di paragone. Ripensiamo alla ricchezza e all’eleganza del Rejistan nella Samarcanda del 1300: anche allora, arrivando dalla capitale della Via della Seta a Rashni Poyon, chiunque avrebbe pensato lo stesso: un villaggio lontano anni luce…

Forse, però, non esistono società immobili; anche la più arcaica va avanti per la sua strada, guarda in una particolare direzione e procede con un ritmo suo. E quasi sempre è pure in contatto, a modo suo, col resto del mondo.

Nella camera dove dormiamo, tutto ci aspettavamo ma non la tv, che invece è lì, nella stanze delle donne. Un ponte come tanti altri con il villaggio globale. E ci sono certo altri ponti, come le auto nel cortile, il lavoro stagionale lontano di qui, Terra Madre, questi strani ospiti che siamo noi e tantissime altre cose che non facciamo in tempo a vedere.

Qui, la maggior parte delle persone è strettamente osservante, così dal momento che siamo in ramadam, i test possono avere luogo solo dopo le sette e mezza (quello tabù è il Prop, o test del gusto, che prevede l’”assaggio” di due cartine coperte di due particolari sostanze). La campionatura, che si svolge ormai al buio, dà qualche problema a Pio per il test dei colori mentre lo scrosciare del torrrente disturba Giorgia e il suo test dell’udito.

Nel frattempo, alcuni di noi raggiungono un’altra casa poco lontano, dove il proprietario ha invitato alcuni vicini alla preghiera che chiude il digiuno e poi a cena. Possiamo osservarli e fotografarli da lontano… Ma c’è anche una bellissima luna che sorge dietro le montagne aspre della valle e non sappiamo dove guardare più a lungo… Alla cena, invece, possono accedere solo i maschi; le donne fanno dietro front e tornano alla nostra casa d’altri tempi, non prima di aver sbirciato nella sala riccamente addobbata di tappeti. Entrare nella sala e incrociare le gambe accanto a quelle persone è stato come fare un salto nel tempo. I volti, gli abiti, le movenze dei vecchi e dei giovani del clan sembravano usciti da un set cinematografico. Tutti mangiavano composti ma palesemente affamati. Non ci hanno permesso di fotografare e filmare niente. Abbiamo invece dovuto assaggiare tutto, compreso il plov e il dolce del ramadan a base di chiaro d’uovo sbattuto.

Finita la campionatura, ceniamo con tè, anguria e zuppa di noodles scotti al sugo di pomodoro e dopo rocambolesche abluzioni in loculi di terra e paglia ci prepariamo ad accamparci per la notte comunitaria: in una stanza tutti i maschi, nell’altra tutte le femmine. Sui davanzali c’è anche dello yogurt lasciato a fermentare.  Ci infiliamo nei sacchi a pelo e sprofondiamo nel sonno.

 

1 commento

Simona Cerrato24/8/2010 alle 11:36

Se le jeep erano sei e gli autisti quattro, chi guidava le due jeep senza autista?

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