Dietrofront
Sono le 6 e 30. Come nella migliore tradizione, ora che stiamo per lasciare il Pamir, il sole splende. Rifaremo all’indietro la stessa strada dell’andata, questa volta, però, con il capo girato a sinistra. In fondo, solo due giorni di auto per ritrovarci a Dushanbe. Che volete che sia!
Dal benzinaio, Maddalena intercetta due motocilcisti italiani: partiti da Siena e passati dalla Turchia, non sono riusciti a entrare in Turkmenistan. Hanno una ruota malmessa e su questo nastro accidentato di strada che segue l’Afganistan e il fiume più grande dell’Asia centrale, non è stata una passeggiata. Sappiamo bene di che parlano.
C’è anche un coraggioso ciclista che ha fatto Barcellona-Khorog e ora si appresta a raggiungere niente di meno che Tokyo. Durata del viaggio: un anno e mezzo. “Uno stile di vita – dice Paolo – Un giorno sarà anche il mio!”.
Non ci dispiace ripassare dalle stesse maestose montagne rosate; da questa valle stretta di gelsi e di pioppi. La luce è stupenda. Di acqua dai picchi non ne deve colare poi tanta: i pendii striati sono brulli e desertici che di più non si può, tranne i rari fazzoletti scoscesi di verde dove gli uomini hanno deciso di irrigare.
In riva al fiume, sorge ogni tanto qualche villaggio, con i suoi orti.
Siamo molto in ritardo perché stamane, nella confusione della partenza, è rimasta a terra una valigia e Zafar, l’autista efficiente e servizievole, è tornato a Korogh a riprenderla. Abbiamo approfittato della pausa forzata per goderci il panorama e fare gli scemi davanti alla telecamera. “Perché non facciamo vacanza?” suggerisce Nicola. Io ci starei, visto il paesaggio e la temperatura ideale. Siamo a più di 2000 metri e non si schiatta. Ma non è possibile: ci attendono in uno di questi villaggi per la campionatura.
Una volta arrivati, as usual, non c’è modo di rinunciare al pranzo prima dei test. Siamo nel distretto di Rushan. Grande accoglienza e grande tavolata: piattini, stuzzichini tradizionali con cavolo crudo. Ma anche semi di albicocca, gelsi rossi, susine, ciliegie e… patate fritte! Pensiamo sia finita e invece arrivano carne, patate e zuppa. E perfino barattoli di marmellata di gelso in regalo. Aiuuuutoooooooooo! Come ricambiare tanta generosità? Maga-Lizzi tira fuori il secondo dei suoi coltellini svizzeri e lo offre alla dolce padrona di casa. Siamo salvi. La rivedremo a Terra Madre a Torino.
L’orologio avanza… Forse ci toccherà una gimkana a notte fonda, ma che fa? Oramai siamo pronti a tutto!
Vivere sulle terrazze
Il villaggio è un agglomerato terrazzato di orti e case povere di pietra a secco, costruiti intorno alle anse di un ruscelletto, a volte solo un rivolo, che scende cantando.