Bye Bye, Afghanistan!
Ieri sera abbiamo messo ai voti la sveglia: 5 e 30 o 6 e 30? Alla fine ha vinto la linea dura.
Se pensate che avevamo un solo “bagno” in 14 e più, e che siamo partirti alle 6 e 30 dopo esserci pure concessi colazione e pulitura marmellata colata dal barattolo che Lizzi ha regalato al suo autista, avrete la misura del ritmo a cui stiamo marciando.
Abbiamo una speranza, però: fare il percorso di 10 ore invece di quello di 12 (all’andata era chiuso non per la pioggia, ma per braccare galeotti fuggiti tra le montagne dopo essersi lasciati alle spalle una scia di morti).
Il piano è raggiungere l’Hotel Hyatt di Dushanbe il prima possibile, per rilassarci quei 60 minuti contati prima di rimetterci a tavola, su internet, nel letto e poi ripartire… in piena fase REM.
Bye bye, Afghanistan!
Abbandoniamo il fiume e il paesaggio che ci sono stati familiari fino a oggi e, dal fondo di questa valle a 2000 metri, cominciamo lentamente a salire nella polvere tra alture steppose e ondulate davvero magnifiche. Qualche ovino arrampicatore, pochissimi umani: quei pochi, accampati in case ibride che paiono tende in piena metamorfosi verso abitazioni in muratura. Case per la transumanza o dimore fisse? Non c’è tempo per indagare.
Raggiungiamo un passo a 3250 metri dove i soldati armati ci permettono di fotografare, a patto di escluderli dall’obiettivo. Da qui in poi, scendiamo masticando polvere per ore, specie chi è costretto a tenere aperti i finestrini perché l’aria condizionata è rotta. Ma il paesaggio aspro è sempre molto affascinante, anche se via via si trasforma. E alla fine, tra spaccature della terra e strati piegati che sono libri aperti sulla tettonica a zolle e campicelli di grano coltivati su su fino in cima, il paesaggio diventa sempre più morbido e boscoso. Scendiamo all’agognato hotel verso le sei: sembriamo naufraghi con lo sguardo annebbiato e concupiscente. Domani ricomincia la penitenza. Ci vorranno quelle sette-otto orette solo per raggiungere il confine che chiude a una certa ora. Poi da lì a Tashkent. Dunque, sveglia alle cinque e mezza.