La scoperta dei meccanismi molecolari che regolano l’assorbimento dell’energia solare nelle piante apre nuove frontiere di applicazione per i biocombustibili.
Negli ultimi anni molte ricerche hanno cercato di utilizzare le alghe come biocombustibili, ma fino a oggi il meccanismo di produzione di energia non aveva fornito risultati particolarmente vantaggiosi. Oggi una ricerca pubblicata dalla rivista Science ha individuato i geni del meccanismo molecolare che regola l’assorbimento di energia solare nelle piante e potrebbe aprire nuove possibilità al settore.
Lo studio è frutto della collaborazione tra ricercatori dell’Università di Verona e dell’Università di Berkeley in California per potenziare, attraverso tecniche di biogenetica, l’efficienza con cui piante e alghe raccolgono l’energia. Il gruppo veronese, in particolare, ha identificato una famiglia di geni che, quando inattivati, producono piante incapaci di trasformare in calore la luce assorbita. Allo stato normale, infatti, queste proteine fotosintetiche sono in grado di “misurare” la luce cui sono esposte e di attivare un meccanismo che trasforma l’energia in eccesso in calore; nei foto-bioreattori, colture che utilizzano la radiazione solare per la crescita di microrganismi fotosintetici, la maggior parte dell’energia solare assorbita viene rilasciata sotto forma di calore.
Gli scienziati hanno identificato i geni responsabili di questo meccanismo di trasformazione di energia in calore e, affermano, grazie alle tecniche della genetica potranno intervenire per trasformare in energia chimica, quindi in biomassa, il calore che altrimenti sarebbe disperso. «Agendo sulla sensibilità dell’interruttore che governa questo processo – spiega Roberto Bassi, responsabile della ricerca per il gruppo di Verona - si potrà regolare l’efficienza della trasformazione della luce solare da parte degli organismi foto sintetici, in modo da adattarla alle esigenze della crescita nei fotobioreattori per produrre biocombustibili».
Da tempo gli scienziati cercano di riprodurre la fotosintesi in laboratorio e, in parte, grazie ai pannelli solari a coloranti, ci riescono. Questo materiale non biologico però ha una “durata” limitata, perché i coloranti esposti al sole scolorano nel tempo, proprio come succede ai vecchi segnali stradali. Il motivo della perdita di colore è legato proprio all’incapacità di dissipare il calore in eccesso in energia.
La scoperta del meccanismo di produzione di energia potrebbe aprire la strada alla realizzazione di pannelli solari con celle prodotte con coloranti di origine biologica. Più verdi e più efficienti.
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