Una ricompensa in denaro stimola di meno il cervello di una persona ricca rispetto a quello di una persona meno abbiente
Almeno così sembra dimostrare una ricerca che ha analizzato i “centri di ricompensa” cerebrali. Lo studio offre una serie di prove biologiche e comportamentali di quello che in economia viene chiamato “principio dell'utilità marginale” - Le persone tendono ad attribuire meno valore a una stessa somma di denaro quando diventano più ricche (“Neuron”, DOI: 10.1016/j.neuron.2007.03.004).
Philippe Tobler e colleghi dell'Università di Cambridge, Regno Unito, hanno reclutato quattordici studenti con “entrate” – dai genitori , o da lavori part-time- e conti in banca molto diversi fra loro.
Usando la tecnica di imaging cerebrale della risonanza magnetica funzionale(fMRI), i ricercatori hanno monitorato il cervello dei partecipanti mentre osservavano una serie di immagini astratte sul monitor di un computer (cerchi e rettangoli). Nella prova, tre immagini astratte precedevano sempre quella di una moneta da 20 pence, mentre altre tre figure venivano mostrate sempre prima di una versione graficamente “rimescolata” della stessa moneta.
Quando i partecipanti si dimostravano in grado, schiacciando un tasto del computer, di prevedere correttamente che un'immagine normale della moneta sarebbe apparsa dopo lo stimolo ricevevano una ricompensa reale, corrispondente al valore della moneta.
La risonanza magnetica ha evidenziato una maggiore attività nel nucleo striato – il “centro cerebrale delle ricompense” – degli studenti “poveri” rispetto a quello degli studenti “ricchi” quando questi iniziavano a imparare quali immagini offrivano una ricompensa.
I ricercatori hanno anche osservato che gli studenti più facoltosi avevano bisogno di più tempo per associare le immagini astratte alla ricompensa.
Tobler avrebbe voluto anche osservare la risposta cerebrale degli studenti ricchi a ricompense in denaro maggiori, ma il team non disponeva di fondi sufficienti.
La ricerca ha evidenziato una differenza significativa nella sicurezza con cui gli studenti rispondevano al test, una misura che secondo Tobler è strettamente correlata all'apprendimento.
Per esempio, uno studente che non aveva alcun tipo di entrata finanziaria, e neppure denaro in banca, era tre volte più sicuro nel rispondere, dopo pochi trial di prova, rispetto un altro che guadagnava 25.000 sterline (e ne aveva altre 2000 in banca).
Tobler pensa che i risultati dello studio contraddicono la teoria degli economisti Daniel Kahneman e Amos Tversky secondo la quale le persone ricche si abituano così tanto alla loro ricchezza da non sentirsi più ricche cominciando a dare un grande valore a nuovi guadagni, nello stesso modo delle persone più povere.
Tobler sostiene che le immagini ottenute con la risonanza magnetica e i test comportamentali supportano invece la teoria dell'”utilità marginale” che prevede una diminuzione del valore soggettivo delle ricompense nel momento in cui le possibilità finanziarie di una persona aumentano. “Un dollaro ha meno valore per un milionario che per qualcuno che ha solo 100 dollari in banca,” dice lo scienziato.
Anche Brian Knutson, neuroeconomista presso la Stanford University in California, USA, conferma che lo studio dimostra che la ricchezza può influenzare l'attività elettrica nei “centri di ricompensa” del cervello. Il ricercatore tuttavia nota anche che una volta che i partecipanti, ricchi e poveri, imparano stabilmente quali immagini sono collegate al denaro, i loro cervelli non mostrano più risposte significativamente diverse del nucleo striato.
Roxanne Khamsi
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