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L'energia vien dal mare

In fase d'installazione il più grande impianto di turbine marine che sfrutterà l'energia prodotta da onde e maree. Agirà a largo delle coste dell'Irlanda del Nord e fornirà elettricità al Regno Unito.

Turbine marine

Entro la fine dell’anno due turbine sottomarine gemelle, installate a largo della costa dell’Irlanda del Nord, dovrebbero generare circa 1,2 megawatt di elettricità a dimostrazione della consistenza della tecnologia che sfrutta la forza delle maree.

La Marine Current Turbines (MCT), un’azienda inglese con sede a Bristol, aveva sperato di iniziare a installare le turbine nel sito di Strangford Lough già da lunedì scorso, ma è stata rimandata la spedizione della chiatta destinata a montarle. Un portavoce dell’azienda dice che l’installazione avverrà entro la fine del 2007 e che darà vita al più grande impianto di turbine marine del mondo.

Le turbine marine assomigliano e lavorano in modo molto simile a quello delle pale eoliche. Ogni pala è lunga fra i 15 e i 20 metri ed è montata su un asse trasversale attaccato a un pilone di tre metri di diametro ben piantato sul fondo del mare.

Guidate dalla marea, le correnti spingeranno i rotori a una frequenza che si aggira fra le 10 e le 20 rivoluzioni al minuto, una velocità troppo bassa, secondo l’azienda, per influenzare in maniera negativa la vita della fauna ittica. Le turbine, poi, metteranno in azione una trasmissione che attiverà un generatore elettrico la cui energia verrà fatta confluire verso la costa da un cavo sottomarino.

L’impianto di Strangforf Lough è nato solo come progetto dimostrativo, ma la MCT è convinta di poter costruire altri siti composti di circa 10 e 20 turbine l’uno. Ogni turbina ha bisogno di una piattaforma di carotaggio che si àncora al terreno per poi trapanarlo e agevolare l’installazione dell’impianto.

“Dei 60 progetti che ho vagliato – rivela Dave Elliott, professore di politiche tecnologiche all’Università Open di Milton Keynes in Gran Bretagna – questo è sicuramente il migliore”.

“Il periodo attuale è molto interessante – aggiunge Elliott – perché si stanno sviluppando molti approcci e progetti innovativi, ma questo propulsore diretto sottomarino è il vincitore”.

Elliott sostiene che lo sfruttamento dell’energia prodotta da onde e maree potrebbe fornire tra il 15 e il 20 per cento del fabbisogno energetico britannico, ma ritiene che gli operatori di questo particolare settore debbano ancora fare l’esperienza necessaria per far calare il prezzo della loro energia ai livelli di quella eolica.

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