Italiani ed europei tornano in corsa in questo fondamentale settore di ricerca
Lo scorso 11 settembre è stato inaugurato ufficialmente l’esperimento CNGS (Cern Neutrinos Gran Sasso), uno dei più grandi esperimenti di fisica delle particelle al mondo. L’obiettivo è individuare l’oscillazione tra il neutrino muonico e quello tau, mai osservata fino ad ora.
L’esperimento prevede la produzione di fasci di neutrini muonici attraverso gli acceleratori di particelle del Cern a Ginevra. Questi neutrini vengono poi sparati sottoterra e in soli 2,5 millisecondi passando attraverso le Alpi e gli Appennini e sotto Alessandria, Firenze e Perugina, arrivano a 1400 metri di profondità nei laboratori dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) del Gran Sasso.
Ad attenderli c’è il grande rivelatore Opera (e più avanti anche un secondo, Icarus), destinato a osservare gli eventuali neutrini “cambiati” in tau. Opera, pesante 1800 tonnellate, è formato da 200 mila mattoni e ogni mattone è a sua volta fatto da 56 lastrine di piombo intervallate da foglietti di emulsioni fotografiche. Le emulsioni rilevano le particelle prodotte dall’interazione con il piombo dei neutrini tau. Icarus, non ancora operativo, è invece una sorta di gigantesco serbatoio ripieno di argon liquido e di sensori destinati a individuare i neutrini.
Gli scienziati prevedono di riuscire a individuare solo una quindicina di neutrini tau sui miliardi che nei cinque anni di durata dell’esperimento verranno sparati da Ginevra per un totale di 200 giorni all’anno. Questo numero molto basso dipende dal fatto che i neutrini sono particelle estremamente elusive, che quasi non interagiscono con la materia che le circonda, pur essendo estremamente abbondanti nell’Universo essendo prodotte continuamente nelle reazioni nucleari che avvengono nelle stelle.
«L’esperimento – commenta Roberto Petronzio, presidente dell’Infn – è importante perché per qualche anno il Vecchio Continente aveva abbandonato la sua tradizionale leadership nello studio dei neutrini a favore del Giappone che, con il supertecnologico laboratorio nelle miniere di Kamiokande, aveva lanciato la volata nella comprensione dei neutrini cosmici. Ora invece l’Europa e l’Italia tornano in corsa, come dimostra il fatto che i giapponesi stessi hanno finanziato in parte questo progetto».
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