Mettere assieme in modo funzionale gli oggetti in dimensione “nano” è la più importante sfida per gli scienziati dle settore
La velocità di assemblaggio delle nanoparticelle può essere aumentata sfruttando la capacità del DNA di autoassemblarsi. Sono riusciti nell’impresa i ricercatori del Brookhaven National Laboratory del Ministero per l’Energia americano. Le nanoparticelle sono oggetti dell'ordine del miliardesimo di metro e hanno numerose applicazioni: dalla produzione di energia alle memorie dati, alla diagnosi e alla cura delle malattie. La sfida più grande degli scienziati è controllare il processo di assemblaggio e dirigerlo a proprio piacimento all'interno di ampi sistemi funzionali.
I risultati del team multidisciplinare di Brookhaven, pubblicati on line l'11 ottobre 2006 sul “Journal of the American Chemical Society”, rappresentano il primo passo verso questo risultato. La doppia elica di DNA nelle cellule ha un ruolo di informazione perché contiene le istruzioni fondamentali per la vita. Nelle nanoscienze il DNA ha anche un'importante funzione strutturale: la sua capacità di appaiare, secondo regole di complementarietà, le proprie componenti è alla base della tecnica messa a punto a Brookhaven. Il DNA viene incapsulato sopra singole nanoparticelle d'oro e indotto ad appaiarsi a DNA complementare situato su altre particelle.
"L'uso di materiale biologico come il DNA per controllare l'assemblaggio di nano-oggetti inorganici è un approccio molto attraente, ma la comprensione delle complesse interazioni di un sistema ibrido è molto difficile" ammette Oleg Gang, il fisico di Brookhaven che ha partecipato allo studio.
I nanosistemi sintetizzati e assemblati con questo metodo ora vengono esaminati con diverse tecniche di immagine usando fasci di luce e di elettroni come i raggi X ad alta intensità nel National Synchrotron Light Source di Brookhaven. L'obiettivo dei ricercatori è quello di migliorare la controllabilità del sistema, in relazione anche alle dimensioni dell'aggregato.
Uno studio dimostrerebbe che nella scienza dei numeri le ragazze che si convincono di essere geneticamente svantaggiate rispetto ai colleghi maschi hanno meno possibilità di sfondare.
In uno studio pubblicato su “Nature” un gruppo di scienziati tedeschi spiega come alcuni organismi unicellulari possano contribuire a limitare le emissioni di metano.
In Turchia alcuni archeologi tedeschi avrebbero individuato il sito che anticamente era indicato dalle popolazioni locali come Giardino dell'Eden.
In una miniera d’oro del Sudafrica sono state trovate colonie di batteri a più di tre chilometri di profondità. La scoperta fa ipotizzare che possano esistere forme di vita anche in condizioni ambientali estreme, come su Marte o su Europa, il satellite di Giove.
Grazie al telescopio spaziale Hubble gli astronomi hanno immortalato un vero e proprio laboratorio naturale per lo studio dei processi di formazione stellare.
Per la prima volta i ricercatori possono mostrare una prova inequivocabile che l’effetto serra causato dall’attività umana sarebbe alla base dell’aumento delle temperature al Polo Sud.
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Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol hanno cercato nelle dorsali medio-oceaniche una firma dei processi di trasformazione dei materiali della superficie
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