La biodiversità che caratterizza le zone più calde del pianeta è interconnessa con la vita alle altre latitudini. E dura da 250 milioni di anni
Un team di ricercatori delle Università di Chicago e California (San Diego e Berkeley) ha pubblicato su “Science” (vol 314, pagg. 102-106) una ricerca che individua nei tropici una riserva mondiale della biodiversità che dura almeno da 250 milioni di anni. Uno studio, affermano i ricercatori, che può essere molto utile per proteggere alcune specie dall'estinzione.
La ricerca è partita dallo studio dei dati riguardanti i fossili degli ultimi 11 milioni di anni e in particolare dei fossili di 150 tipi di bivalve (che comprendono esseri marini come le ostriche, le cozze ecc.). Lo studio afferma che negli ultimi 250 milioni di anni i tropici hanno avuto una diversità biologica molto ricca e che questa si è poi diffusa alle altre latitudini. In particolare, però, lo studio delle bivalve dimostrerebbe un meccanismo che consegna ai tropici un vantaggio rispetto al resto del pianeta: da un lato infatti negli ultimi 11 milioni di anni sono comparsi nelle zone limitrofe all'Equatore il doppio di varietà di questi esseri marini rispetto a quelle comparse invece alle latitudini maggiori. Dall'altro lato, ai tropici nello stesso periodo si sono estinte solo 30 varietà di questi organismi contro le 107 estinte alle altre latitudini.
Quello che ha colpito però i ricercatori è l'intensa interconnessione tra le specie nei diversi climi del pianeta. "La Terra è tutta connessa dal punto di vista biologico, è veramente un villaggio globale per gli organismi. Nelle regioni temperate la maggior parte degli organismi oggi presenti sono stati originati ai tropici. Danneggiare la biodiversità in una zona, quindi, significa impoverire tutto il resto del pianeta", ha commentato Kaustuv Roy, uno degli autori dello studio.
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