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Geyser su una luna di Saturno

Enceladus, una delle oltre sessanta lune di Saturno, ha pozze di acqua liquida poco sotto la superficie.

Geyser sulla superficie di Enceladus, la luna di Saturno visitata dalla sonda Cassini (alla cui costruzione ha partecipato anche l'Agenzia Spaziale Italiana) in tre passaggi ravvicinati nel 2005. Secondo un dossier pubblicato su "Science" (Vol. 311 n. 5766) potrebbero essere versioni "fredde" dei geyser terrestri.

Le immagini ad alta risoluzione della sonda mostrano infatti getti ghiacciati che emettono una grande quantità di particelle ad alta velocità. L'idea che queste particelle siano prodotte dalla trasformazione di acqua calda in vapore al contatto con la fredda atmosfera è stata scartata dagli scienziati, che puntano di più sull'ipotesi che esistano piccoli serbatoi di acqua ghiacciata a poca distanza dalla superficie. Questo significa che l'acqua si trova a una temperatura inferiore agli zero gradi, ma nonostante tutto riesce a eruttare nell'atmosfera, come un geyser freddo appunto.

I geyser non sembrano comunque ricoprire tutta la superficie: l'atmosfera si concentra nella regione intorno al polo sud, solcata da fenditure che sono state chiamate tiger stripes ("strisce di tigre"): sono lunghe circa 130 chilometri e approssimativamente parallele fra loro, distanti circa 40 chilometri l'una dall'altra. Secondo i dati raccolti da Cassini, la temperatura della regione, che in alcuni punti tocca i -163 gradi, è stranamente più alta di 30 gradi rispetto all'equatore. Il calore deve quindi deve venire dall'interno, ed Enceladus è il terzo corpo del Sistema solare con questa proprietà, dopo la Terra e la luna di Giove Io. Fino a oggi si pensava che le fenditure potessero funzionare da aperture di sfogo che fanno fuoriuscire vapore acqueo, ma l'analisi delle immagini mostra che i geyser possono svolgere una funzione simile.

La scoperta riesce anche a spiegare un fenomeno poco chiaro. Il sistema di Saturno raggiunto da Cassini è ricco di particelle di atomi di ossigeno. Atomi che finalmente sembrano arrivare da un posto ben preciso, e cioè Enceladus.

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