Il lento pasto di un buco nero massiccio che inghiotte una stella che si è imprudentemente avventurata nelle sue vicinanze è stato osservato con GALEX e ha fornito particolari senza precedenti. Questi dati serviranno nel futuro per studiare i buchi neri molto lontani altrimenti irraggiungibili dai telescopi
È stato osservato un buco nero mentre divora una stella con dettagli senza precedenti, grazie alle osservazioni fatte nel corso di due anni con il satellite GALEX della NASA. Queste osservazioni serviranno agli astrofisici per studiare i buchi neri che si trovano troppo lontani per essere studiati con altri metodi.
Si pensa che gli enormi buchi neri che si trovano al centro delle galassie inghiottano le stelle che passano troppo vicino e che questo evento capiti circa una volta ogni 10 000 anni. Finora sono stati osservati tre buchi neri che mostrano segni di questi pasti cosmici: dove altrimenti ci sarebbero stati degli oggetti quieti si sono osservati brillamenti di raggi X. I brillamenti suggeriscono che la gravità dei buchi neri abbia disgregato la stella vicina prima di divorare lentamente i suoi resti.
Dopo la scoperta iniziale, i brillamenti non erano più stati osservati per circa dieci anni, lasciando dei dubbi negli scienziati nella comprensione di questi eventi, che si affievoliscono nel tempo. “Dal modo in cui i brillamenti si affievoliscono si può dedurre quando gas sia stato inghiottito dal buco nero e si può stimare la massa del buco nero,” dice Suvi Gezari del Caltech di Pasadena (USA).
Ora Gezari e i suoi colleghi hanno osservato un brillamento con una precisione senza precedenti: l’hanno seguito proprio dall’inizio per due anni consecutivi (“The Astrophysical Journal Letters” vol. 653, p. L25). “È la prima volta che siamo riusciti a monitorare un evento del genere mentre si evolve,” ha raccontato Gezari a “New Scientist”.
Gli scienziati hanno scoperto il brillamento mentre studiavano regioni di cielo che erano state osservate ripetutamente dal Galaxy Evolution Explorer (GALEX), che osserva l’Universo nelle lunghezze d’onda dell’ultravioletto.
Il brillamento è avvenuto in una galassia distante circa 4 miliardi di anni luce dalla Terra, attorno a un buco nero circa 10 volte più massiccio di quello al centro della Via Lattea. Il gruppo di ricerca pensa che sia stato provocato da una stella che è stata distrutta dal buco nero dopo essersi avventurata troppo vicino al buco nero supermassiccio.
Il brillamento osservato con GALEX è cominciato dopo che la stella era stata smembrata, quando i resti sono caduti più vicino al buco nero che ha cominciato a inghiottirli; nel processo i resti si sono surriscaldati fino ad alcune centinaia di migliaia di gradi. “Quando la stella comincia a essere inghiottita dal buco nero viene surriscaldata e noi osserviamo il lampo di radiazione,” dice Gezari.
È stato un pasto lento — il buco nero ci ha messo molti anni per trangugiare la stella, permettendo così a GALEX e ad altri telescopi, come Chandra X-ray Observatory, di osservare il banchetto. Un’animazione di un buco nero che inghiotte una stella di neutroni densa è a disposizione sul sito della NASA.
Il gruppo di Gezari pensa che le osservazioni di questo evento forniranno informazioni per svelare i segreti di altri buchi neri distanti. Questo è importante, dato che i buchi neri non attivi, che non consumano gas dal disco che gli sta intorno, come le quasar brillanti, sono notoriamente difficili da studiare. Se sono relativamente vicini alla Via Lattea gli astrofisici possono valutare la loro massa studiando il movimento delle stelle e del gas che girano intorno. Ma se sono lontani i telescopi non riescono a distinguere le stelle.
“Se i buchi neri non assorbono gas dal disco di accrescimento nelle galassie attive come le quasar, non c’è modo di scoprirne l’esistenza né di pesare la loro massa,” ha detto Gezari a “New Scientist”. “Ma se inghiottono una stella, quell’improvviso lampo di luce ultravioletta può essere usata per misurare le loro proprietà.”
Gezari dice che lei e i suoi colleghi cominceranno una ricerca dedicata esclusivamente alla ricerca di brillamenti con GALEX, riosservando la stessa porzione di cielo più volte per scoprire eventuali cambiamenti nella luminosità. Alla fine GALEX, che dovrebbe rimanere in servizio per almeno altri due anni, avrà completato un monitoraggio della regione del cielo passando per 40 volte su una superficie pari a quella della Luna piena.
Maggie McKee
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