Simulazioni al computer svelano che un pianeta simile alla Terra potrebbe aver orbitato tra Marte e Giove, nella cintura degli asteroidi, all'origine del Sistema solare.
Un quinto pianeta di tipo terrestre potrebbe aver orbitato attorno al Sole tra le attuali posizioni di Marte e Giove. E sebbene il gioco delle forze di gravità combinate lo avrebbe spinto contro il Sole o lanciato al di fuori del Sistema solare, qualche traccia della sua esistenza potrebbe essere rimasta nella cintura asteroidale.
A suggerire questa ipotesi sono alcune simulazioni presentate nel corso della conferenza di Astrobiologia che si è tenuta a Washington alla fine di marzo. Queste simulazioni hanno suggerito che in origine i giganti gassosi del sistema orbitavano su orbite circolari, che successivamentesi sono trasformate in orbite più ellittiche. Questo dovrebbe essere capitato circa 4 miliardi di anni fa, cioè 700 milioni di anni dopo la formazione del Sistema stesso.
Nella fase iniziale, quando i giganti gassosi avevano ancora orbite circolari, pianeti rocciosi si sarebbero potuti formare a una distanza pari a 2,2 unità astronomiche dal Sole (1 unità astronomica è un'unità di misura pari alla distanza media che divide la Terra dal Sole, equivale a circa 149 597 870 chilometri).
Sean Raymond della Università del Colorado a Boulder e John Chambers della Carnegie Institution di Washington si sono chiesti perché essendoci lo spazio per la nascita di un nuovo pianeta, e dal momento che nel Sistema solare corpi planetari si sono formati ovunque era possibile, i pianeti non si siano formati anche lì. Usando le simulazioni al computer, i ricercatori hanno cercato di capire che cosa sarebbe accaduto in quella zona al tempo della formazione del Sistema e sono giunti alla conclusione che ci sarebbe potuto essere un pianeta roccioso fino a che le orbite dei giganti gassosi fossero rimaste inalterate. Qualche "ricordo" del pianeta potrebbe essere rimasto tra gli asteroidi della cintura. In particolare i due esperti si sono concentrati su una famiglia di asteroidi chiamati Hungaria che si trovano a circa 1,9 unità astronomiche dal Sole. Questi corpi orbitano in un piano spostato di 25° dal disco principale del sistema, come se fossero stati "spinti" attraverso la cintura da un oggetto più grande.
Una ripetizione del terremoto del 1906 distruggerebbe il 40% degli edifici cittadini.
Secondo un esperto americano Leonardo avrebbe usato una tecnica particolare, poi sfruttata nuovamente alla fine dell'Ottocento.
Esperti americani hanno misurato i parametri della seconda stella più brillante dell'emisfero settentrionale.
Le esplosioni più intense dell'Universo avvengono solo in galassie primitive e quindi non avrebbero potuto causare estinzioni sul nostro paese.
I resti rappresentano un collegamento tra gli australopiteci e gli ardipiteci, due tra i più antichi antenati dell'uomo.
Lo stadio di un missile sarà lanciato contro la superficie del nostro satellite alla ricerca di acqua.
Il successo è stato ottenuto al Fermilab di Chicago misurando la trasformazione del mesone BS.
La sonda europea è entrata in orbita attorno al secondo pianeta del Sistema solare. Dal 4 giugno inizierà la raccolta di dati scientifici.
Fisici americani in una simulazione al computer riescono a ottenere l'ordine dal caos di partenza.
Una equipe di ricercatori ha scoperto un vero e proprio paradiso perduto di specie animali e vegetali nella regione himalayana.
Il riscaldamento globale ha aumentato la portata dei fiumi che sfociano nell'Oceano Artico.
Chiamato Tiktaalik roseae è un anello mancante tra gli animali marini e quelli terrestri.
Ricercatori italiani scoprono segni di interventi sulle carie dentali risalenti al neolitico.
Il vincitore dell'importante premio per la matematica è Lennart Carleson e ha 78 anni.
Una nuova teoria sfida l'ipotesi dominante delle catastrofi: le estinzioni furono più graduali di quanto pensato finora.
Studio giapponese sottolinea che i gibboni sono magri perché manca loro un gene presente invece negli altri primati.
L'esperimento MINOS ha permesso di convalidare risultati già ottenuti nel 2002.
Realizzati cavi di materiali superconduttori ad alte temperature in grado di operare anche in presenza di campi magnetici.
Ricercatori italiani hanno ricostruito un sofisticato sistema usato ai tempi dei romani per falsificare le monete d'argento.
La capsula Foton M3 partirà nel settembre del prossimo anno per cercare di studiare il rimescolamento diffusivo.