Studio giapponese sottolinea che i gibboni sono magri perché manca loro un gene presente invece negli altri primati.
L'assenza di un singolo gene potrebbe spiegare il perché i gibboni sono di fatto molto più magri e più piccoli di tutti gli altri primati. Almeno questa è la teoria avanzata sulle pagine di "Genome Research" da Kazuhiro Nakayama e Takafumi Ishida dell'Università di Tokyo. Se confermata, potrebbe rappresentare un passo avanti notevole nella lotta all'obesità, la cui diffusione tra le popolazioni di tutto il mondo sta comportando un pesante fardello in termini di salute.
Il gene in questione si chiama ASIP, è espresso nel tessuto grasso umano e gioca anche un ruolo nella pigmentazione della pelle. Questo gene è presente in gran parte dei mammiferi, nei polli e nei pesci. Alla ricerca della storia evolutiva di ASIP, i due ricercatori giapponesi hanno comparato fra loro le sequenze genetiche di gorilla, scimpanzé, scimmie e esseri umani scoprendo notevoli similarità tra tutte le specie, tranne nelle quattro specie di gibboni esaminati.
Se la mancanza di ASIP venisse confermata nelle otto altre specie di gibboni, allora si potrebbe teorizzare che il gene è stato eliminato in una sorta di restyling genetico, realizzatosi prima che i gibboni si separassero dagli altri primati cioè circa 25 milioni di anni fa. Questa sorta di silenziamento genetico avrebbe aiutato i gibboni ad adattarsi alla vita sugli alberi: animali più leggeri possono infatti muoversi di ramo in ramo con una agilità sconosciuta ad altri primati.
"Non ho mai visto un gibbone grasso", conferma John Fleagle della Stony Brook University di New York, anche se per molti genetisti ci possono essere altre ipotesi altrettanto plausibili per spiegare le dimensioni ridotte di queste scimmie. ASIP invece potrebbe spiegare con certezza il colore della pelliccia dei gibboni che è nera. Così come è nera in topi ai quali è stato silenziato il gene.
La sonda europea è entrata in orbita attorno al secondo pianeta del Sistema solare. Dal 4 giugno inizierà la raccolta di dati scientifici.
Fisici americani in una simulazione al computer riescono a ottenere l'ordine dal caos di partenza.
Una equipe di ricercatori ha scoperto un vero e proprio paradiso perduto di specie animali e vegetali nella regione himalayana.
Il riscaldamento globale ha aumentato la portata dei fiumi che sfociano nell'Oceano Artico.
Chiamato Tiktaalik roseae è un anello mancante tra gli animali marini e quelli terrestri.
Simulazioni al computer svelano che un pianeta simile alla Terra potrebbe aver orbitato tra Marte e Giove, nella cintura degli asteroidi, all'origine del Sistema solare.
Ricercatori italiani scoprono segni di interventi sulle carie dentali risalenti al neolitico.
Il vincitore dell'importante premio per la matematica è Lennart Carleson e ha 78 anni.
Una nuova teoria sfida l'ipotesi dominante delle catastrofi: le estinzioni furono più graduali di quanto pensato finora.
L'esperimento MINOS ha permesso di convalidare risultati già ottenuti nel 2002.
Realizzati cavi di materiali superconduttori ad alte temperature in grado di operare anche in presenza di campi magnetici.
Ricercatori italiani hanno ricostruito un sofisticato sistema usato ai tempi dei romani per falsificare le monete d'argento.
La capsula Foton M3 partirà nel settembre del prossimo anno per cercare di studiare il rimescolamento diffusivo.
L'analisi chimica dei minerali di rame dimostra che gli scambi fra le regioni a nord e a sud del grande deserto sono iniziati 400 anni prima del previsto.
I dati raccolti dal SeagrassNet dimostrano un calo generalizzato delle piante marine in tutto il mondo.
I grandi mammiferi marini seguono un approccio simile a quello del linguaggio umano, organizzando in modo gerarchico i loro canti.
Un gruppo internazionale di esperti sta realizzando un nuovo tipo di materiale piezoelettrico.