Uno stimolo luminoso su una mano o sulla sua ombra provocano la stessa reazione: due ricercatori italiani appurano, tramite un esperimento, quello che tutti conosciamo per esperienza: la nostra ombra è parte del nostro corpo e non ci piace quando qualcuno la calpesta.
Il nostro cervello vede istintivamente l'ombra proiettata dal nostro corpo come se fosse un'estensione fisica dello stesso. Lo hanno scoperto due ricercatori italiani Umberto Castiello dell'Università di Trento, e Francesco Pavani, della Royal Holloway University di Londra. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Nature Neuroscience".
I ricercatori hanno infatti verificato che le persone sottoposte a stimoli (oggetti o raggi luminosi che si avvicinano al corpo) durante un esperimento reagiscono nello stesso modo e con la stessa velocità se lo stimolo è rivolto alla loro ombra. Ad esempio, se lo stimolo "tocca" l'ombra della nostra mano, la reazione è la stessa che se toccasse la mano vera e propria.
Secondo i ricercatori questo avviene perché il cervello usa anche l'ombra per elaborare la proiezione tridimensionale del corpo e per inserirlo nell'ambiente che lo circonda. Secondo Margaret Livingstone, ricercatrice della Harvard Medical School di Boston, le persone sentono un legame intuitivo e immediato con i propri "confini", anche quelli disegnati dalle ombre. "Da bambini abbiamo tutti provato la diffidenza e il disagio quando qualcuno cammina sulla nostra ombra" dice la Livingstone, "e ci sono persone adulte che sentono ancora la stessa cosa."
Per dimostrare il legame tra la nostra percezione corporea e la nostra ombra, Pavani e Castiello hanno sistemato una serie di stimolatori sulle dita delle mani di dieci volontari, cui era richiesto di attivare delle leve con i piedi quando percepivano un tocco sulle mani stesse. I ricercatori hanno potuto così appurare che la reazione è la stessa sia che lo stimolo (in questo caso una fonte luminosa) tocchi davvero una mano, sia che invece "invada" la sua ombra.
Un modello di negoziazione per risolvere le controversie di controllo sul territorio in caso di guerra civile: una esperta di scienze politiche dell'Istituto di Santa Fe propone di utilizzare la matematica per risolvere le questioni belliche in modo da soddisfare entrambe le parti in lotta.
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