"L'idea dell'esistenza di un gran numero di universi può sembrare, a prima vista, bizzarra; ma anche l'idea che esista un unico Universo, strutturato precisamente per permettere alla vita di svilupparsi, non è tanto lontano dall'essere una stramberia". Così Dennis Sciama sosteneva la teoria di un Universo fatto di infiniti universi.
Secondo questa ipotesi esisterebbero molti cosmi disgiunti dal nostro: un'infinità di big bang avrebbe generato un'infinità di universi con infinità di leggi fisiche differenti dalle nostre. In molti di questi mondi non avremmo neppure potuto esistere, perché privi delle proprietà necessarie alla vita. A chi obiettava che l'ipotesi fosse troppo stravagante per essere credibile, Sciama rispondeva: "A dire il vero è il nostro Universo a essere stravagante e la fisica moderna è piena di fenomeni bizzarri. Non possiamo costringere la realtà in un modello che sembra presupporre un creatore pigro che esaurirebbe tutte le sue forze nel creare un solo Universo". E, a difesa della creatività nella scienza, aggiungeva: "L'obiezione di stravaganza non mi sembra importante: dobbiamo pensare ai modi in cui questo mondo possa essere visto come strambo purché ciò sia fatto in modo controllato e disciplinato".
Sarà merito della sua curiosità o, forse, del suo spirito critico, resta comunque indiscusso il ruolo fondamentale che Denis Sciama ha avuto nello sviluppo della cosmologia e della astrofisica moderna. Direttore di istituti di ricerca prima a Cambrige, poi a Oxford, infine alla SISSA di Trieste, dove dal 1983 ha insegnato astrofisica. Gli interessi del professor Sciama spazzavano dal big bang alla materia oscura passando per la fisica delle particelle elementari. Nell'articolo Ricordo di Dennis Sciama, maestro di cosmologia , Fabio Pagan ripercorre alcune tappe della sua vita di scienziato.
Nelle conferenze come nei suoi scritti, Sciama ha saputo trasmette la passione che lo animava per la fisica e per lo studio dell'Universo ai fisici ma anche dal pubblico. Molti dei suoi saggi, come The Recent Renaissaince of Observational Cosmology (1971), sono utilissimi compendi delle conoscenze scientifiche dell'epoca, mentre The Modern Cosmology è ancora oggi una delle migliori descrizioni della teoria cosmologica del big bang.
Per i lettori di Ulisse riproponiamo l'articolo La linea d'ombra dell'Universo pubblicato nel giugno 1991 da "L'immaginario scientifico notizie", dove lo scienziato, con un linguaggio chiaro e allo stesso tempo affascinate, spiega l'ipotesi dell'esistenza di una materia oscura che avrebbe effetti gravitazionali senza però emettere luce. Dopo quasi venticinque anni la ricerca della materia oscura e la sua implicazione nella costituzione delle galassie nell'Universo sono ancora questioni tra le più controverse e discusse della scienza moderna.
Ma l'Universo ha avuto veramente un inizio? Nel giugno del 1991 Sciama risponde a questa domanda in un'intervista di Pietro Greco.
Tra gli argomenti di cui si è occupato il professore di astrofisica non potevano mancare ovviamente i buchi neri che Sciama definiva come "una delle bizzarrie più stravaganti dell'astronomia moderna".Non a caso nella lista dei suoi celebri studenti compare il fisico il cui nome è ormai indelebilmente associato a questi oggetti ancora oggi misteriosi: Stephen Hawking.
E sarà proprio Hawking a intervenire nella Sciama Lecture del 24 febbraio 2006 alla SISSA dove, in videoconferenza da Oxford, terrà il seminario dal titolo L'origine dell'Universo e risponderà alla domanda più bella tra quelle inviate dai lettori di Ulisse.
Riproponiamo una bella intervista all'astrofisico, pubblicata sull'Unità, il 19 gennaio 1991. La discussione di alcuni punti critici della teoria del Big Bang, pur essendo superata dai più di venti anni di ricerca, è ancora interessante sia dal punto di vista storico, ma anche perché mette in luce come il procedere della scienza sia tessuto di ipotesi e verifiche osservative, di modelli confermati, modificati o abbandonati.
di Carlo Baccigalupi, Settore di Astrofisica, SISSA di Trieste
di Nicolao Fornengo, Dipartimento di Fisica teorica, Università di Torino