Gliptodonti e Bradipi giganti

27 dicembre 2011 – Museo Scienze Naturali Bernardino Rivadavia – Buenos Aires

Il museo Rivadavia, fondato nel 1812 è il più antico dell’Argentina conserva ed espone materiali che illustrano l’ambiente e la natura dell’America del sud. La sede attuale è stata costruita negli anni ’30 pensando a un museo che racconta storie di animali e di natura. Per questo molti particolari architettonici (sculture e pitture) ricordano la fauna, la flora e i fossili del Sudamerica.

Siamo stati accolti da Marcelo Canevari, naturalista ed esperto di esposizioni museali e con lui abbiamo visitato alcune sale del museo. Ci siamo soffermati sui mammiferi tipici di questo paese tra i quali le foche: le più grandi sono gli elefanti marini che possono arrivare a 5-6 metri di lunghezza e pesare 4000 chili.

L’America del sud, isolata geograficamente dall’America del nord fino a circa 2 milioni di anni fa, è stata la terra di animali molto strani: tra essi un gruppo che viene definito dagli studiosi “sdentati”. Sono animali dall’aspetto curioso con bocche prive di denti oppure munite di dentini piccoli e tutti uguali (omeodonti). Tra essi i più caratteristici sono i formichieri e gli armadilli che cercano il cibo (larve e insetti) scavando nel terreno con le unghie robuste e si difendono arrotolandosi.

Gli armadilli hanno avuto antenati importanti dei quali Darwin fu il primo a trovare i resti fossili. Si tratta dei gliptodonti: grandi armadilli lunghi fino a quattro metri con una spessa corazza ossea che ne ricopriva testa e corpo e lunghe code che terminavano con una robusta clava. Sono conosciute decine di specie diverse per forma e dimensioni: alcune alla fine della coda avevano una vera e propria mazza, altri avevano metà palla o punte ossee che usavano per difendersi.

Non erano gli unici giganti presenti nelle antiche pianure della Patagonia: dividevano il loro habitat con bradipi giganti e grandi roditori.

I bradipi giganti erano così grandi (i megateri raggiungevano la taglia di un elefante) che non potevano salire sugli alberi. Per mangiare le foglie si sollevavano sulle zampe posteriori, si appoggiavano ai tronchi, afferravano i rami con le zampe anteriori e prendevano le foglie con la lunga lingua.

Questi grandi animali sudamericani cominciarono a estinguersi circa 2 milioni di anni fa. Le cause iniziali sono legate al collegamento tra Nord e Sudamerica che permise un intercambio per i mammiferi del continente meridionale che furono invasi e progressivamente sostituiti da quelli provenienti dal nord, che erano più piccoli ma più forti (come ad esempio le tigri dai denti a sciabola). Una causa più recente è legata all’arrivo degli esseri umani che cacciarono, per cibarsene, gli ultimi esemplari di questi grandi animali. Per catturare i gliptodonti, i cacciatori, in gruppo, li rovesciavano e li colpivano sulla pancia non corazzata.

Prima dei grandi mammiferi in Sudamerica vissero altri animali preistorici: i dinosauri.

In una grande sala del museo sono esposti esemplari originali di alcuni dei dinosauri caratteristici del continente: grandi erbivori con il corpo sorretto da quattro robuste zampe a colonna e i predatori carnivori con le zampe posteriori munite di forti artigli, piccole zampe anteriori e lunghi denti affilati. Di essi parleremo meglio nei prossimi giorni.

Una parola meritano i piccoli dinosauri esposti in alcune vetrine lungo le pareti. Sono poco appariscenti (grandi non più di un pollo o di uno struzzo), ma sono i più importanti che si conoscano. Eoraptor, Marasuchus, Lagosuchus sono i primi dinosauri che, nati nelle antiche pianure del nord dell’Argentina, si sono affacciati sul nostro pianeta. Sono i primi rappresentanti di un gruppo che dal Triassico (225 milioni di anni fa) dominò la Terra per più di 160 milioni di anni e per un paleontologo è un privilegio vederli dal vero.

Pietro e Marco

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