Secondo alcuni scienziati l'ominide di 18 000 anni fa scoperto nel 2004 in Indonesia e chiamato uomo di Flores potrebbe essere un Homo sapiens malato e non una nuova specie. L'idea circola da tempo, più o meno dal momento della scoperta, ma adesso una ricercatrice britannica sostiene di averne le prove. Da una delle più grandi raccolte anatomiche del mondo, infatti, è saltato fuori un teschio di un paziente microcefalo che assomiglia moltissimo a quello del presunto uomo di Flores.

Gli scopritori si sono sempre detti sicuri che l'uomo di Flores è una specie di Homo a sé, l'Homo floresiensis, e che le sue dimensioni ridotte (un metro di altezza) sono dovute all'isolamento. Le ossa sono state esaminate e i risultati hanno rivelato che nonostante la piccola statura l'individuo aveva raggiunto l'età adulta. Inoltre, le sue caratteristiche primitive, come il mento sfuggente, sembrano indicare un'affinità con altre specie di ominidi come l'Homo erectus. E i raffinati strumenti di pietra trovati vicino allo scheletro indicherebbero un'intelligenza avanzata.

Ma presto altri scienziati hanno contestato questa impostazione. L'antropologo indonesiano Teuku Jacob per primo ha studiato i reperti e ha concluso che si trattava di un uomo moderno microcefalo. L'ipotesi è stata poi appoggiata da molti, secondo cui il cervello del floresiensis sarebbe troppo piccolo per poter ospitare tanta intelligenza, in contraddizione con una legge fondamentale della biologia. L'ultimo indizio viene da una delle più antiche raccolte anatomiche del mondo, ospitata a Londra nel London's Royal College of Surgeons. Ann MacLarnon, dell'Università di Roehampton (Regno Unito) vi ha infatti scoperto il teschio di un microcefalo con un cervello di dimensioni simili a quelle dell'uomo di Flores. "Questo dimostra che la microcefalia può spiegare il cervello piccolo dello scheletro trovato a Flores", ha dichiarato MacLarnon.