27 marzo 2009
“La veterinaria era seduta al tavolo della cucina, di fronte a una tazzina. A fianco c'era una bottiglia di acquavite che Nazzari, alias De Rossi, aveva sottratto alla riserva del baretto...”
In queste righe sono ritratti i due protagonisti del libro Perdas de fogu, il romanzo di Massimo Carlotto & Mama Sabot (Edizioni e/o, 2008), dove la scienza e il noir vanno a braccetto.
Nel libro Nina, una ricercatrice veterinaria, e Pierre Nazzari, un disertore ricattato, si trovano alle prese con l'inquinamento da nanoparticelle nella zona del poligono militare di Salto di Quirra, in Sardegna, e con le conseguenze di queste sostanze sulla salute umana.
Perdas de fogu è solo uno dei “romanzi inchiesta” di Massimo Carlotto, che oggi ai microfoni di Sedna racconta cosa ha a che vedere la fiction con l'inquinamento ambientale, la sofisticazione alimentare, le nanoparticelle e il traffico di tecno-spazzatura, tema trattato proprio nel suo ultimo romanzo (scritto a quattro mani con Francesco Abate) L'albero dei microchip (Edizioni Ambiente, 2009).
Arrivederci amore, ciao
Massimo Carlotto
(Sedna ringrazia Alessandro Mizzi per aver prestato la voce nella lettura dei brani tratti da Perdas de fogu e L'albero dei Microchip)
20 marzo 2009
Mentre Facebook e YouTube impazzano tra milioni di cittadini,
in Italia gran parte della classe politica e del sistema dell'editoria
sembra affetta da un severo digital divide, incapace di usare e capire
le nuove tecnologie rese disponibili dal computer e da internet.
Questo il quadro che emerge a seguito di un paio di proposte di legge
che dovrebbero regolamentare quel territorio "libero e senza regole che
è internet", come lo descrive Gabriella Carlucci, showgirl e deputata di
ForzaItalia, autrice di una delle due proposte. Volontà di controllo,
ignoranza, o ingenue collusioni con chi gestisce il diritto d'autore nel
nostro paese (come tra l'altro rivelano i metadati del documento della
relazione introduttiva sulla legge messo in rete dall'onorevole, che
vedrebbe come autore Davide Rossi, presidente dell'Unione Italiana Editoria Audiovisiva)? Sedna ne discute con Luca Sofri,
giornalista ed esperto di Internet.
Ma se c'è chi ignora l'importanza
del web nel dibattito pubblico, il ruolo che ha assunto nella
comunicazione, nella politica e, ovviamente, nelle relazioni sociali,
c'è anche chi dei blog e dei social network ne fa un argomento di
ricerca. Enrico Marchetto, docente dell'Università IULM di Milano e
consulente per la società di ricerca Swg ci racconta la ricerca DiarioAperto 2009.
Internet è una pippa planetaria
Bruno Gambarotta
13 marzo 2009
"La libertà è terapeutica" diceva Franco Basaglia negli anni Settanta e lo slogan si ripete oggi, trent'anni dopo a Trieste. In questi giorni nel capoluogo giuliano si sta svolgendo la Conferenza Nazionale sulle Droghe promosso dal Governo Italiano. Ma a riunirsi è anche L'altra Trieste, il forum alternativo sulle tossicodipendenze che propone una visione diversa sulla questione: un incontro tra medici e operatori del settore tossicodipendenze per scambiare esperienze, pratiche e sperimentazione e discutere sugli effetti della legge FIni-Giovanardi.
Il Forum Alternativo, come spiega Franco Rotelli, direttore dell'Azienda Sanitaria locale triestina, offre un approfondimento su prevenzione e assistenza “senza dogmi ne pregiudizi” che si contrappone alla visione farmacologica e basata sull'irrigidimento delle pene proposta nella Conferenza Nazionale.
Fra i promotori più importanti del forum alternativo c'è la comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Sedna ha sentito Don Gallo, fondatore della comunità da decenni impegnato sul fronte del recupero sociale dei tossicodipendenti.
Al centro del dibattito molti i temi su salute e società del controllo; tra questi il disegno di legge sulla sicurezza che obbliga medici e infermieri a denunciare i clandestini. Proprio in questi giorni infatti è emerso un altro aspetto del provvedimento passato inizialmente sotto silenzio: una norma che nega i diritti civili ai figli di coppie senza permesso di soggiorno. Ai microfoni di Sedna Umberto Guidoni, astronauta e parlamentare europeo, racconta di aver presentato a Strasburgo un'interrogazione su questo provvedimento in palese contrasto con le disposizioni nazionali ed europee.
Dall'uomo al vero uomo, la strada passa per l'uomo pazzo
Michel Foucault
6 marzo 2009
Il mese scorso il Senato ha abrogato il divieto di segnalazione dell’immigrato irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie per ricevere delle cure. Il provvedimento presentato come garanzia della libertà di coscienza al medico, di fatto riduce drasticamente l'accesso degli immigrati ai servizi sanitari. Dure le critiche dei medici, infermieri, volontari e di gran parte del personale che lavora nel campo della salute, che si dichiara contrario a una legge incostituzionale. Tenere fuori il malato significa tenere fuori la malattia, il Pacchetto sicurezza diviene così un duro colpo alle politiche di prevenzione, di educazione alla salute e un rischio per la salute di tutti.
"Si tratta di un provvedimento che rischia di chiudere una delle principali porte all'integrazione, la sanità appunto" spiega Adele Tonini, ginecologa e psicoterapeuta, responsabile dello Spazio immigrati Asl di Parma, che per anni si è occupata in particolare di questione legate alla salute delle donne immigrate.
L'emendamento rischia inoltre di creare una sanità parallela, clandestina. Ce ne parla Salvatore Geraci, presidente della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni che annuncia ai microfoni di Sedna il Noi non denunciamo day, giornata di mobilitazione che si svolgerà il 17 marzo in tutta Italia contro il disegno di legge.
Giuro di curare tutti i miei pazienti prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica
Giuramento di Ippocrate
Appello Divieto di segnalazione: siamo operatori della salute, non siamo spie di Medici Senza Fontiere, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, Osservatorio Italiano sulla Salute Globale
27 febbraio 2009
Stan cambiando il mondo, ma che stupidi
ma che fa l'ingegneria genetica, presunzione inutile,
che non potrà mai far di te quel Dio che non sei
Così i Ricchi e Poveri nel lontano 1988 esternavano la loro preoccupazione nei confronti dell'ingeneria genetica, per colpa di cui, come sottolinenava la “brunetta” proccupata, “venderemo l'anima”. Ebbene sì, l'onda lunga di Sanremo colpisce anche Sedna che questa settimana si occupa proprio della scienza che è salita sul palco del Teatro Ariston, e dopo aver rovistato negli archivi della manifestazione vi propone oggi una playlist scientifica tratta dal più famoso Festival della Canzone Italiana.
Sembra strano ma di scienza a Sanremo ce n'è passata parecchia e ha toccato i temi più svariati: ambiente, salute mentale psichiatria, dipendenza da sostanze stupefacenti, astronomia, la già citata genetica e molto altro... Non vi resta che spalancare le orecchie e godervi alcuni pezzi fra i più strampalati che Sanremo ha proposto: da “Acqua alta in piazza San Marco” di Giampiero artegiani – chi era costui?- , a “Troppo sole” di due giovani Sabina Guzzanti e David Riondino accompagnati da una band sorprendente, fino al “Piccione” del chiacchieratissimo Povia....
Oggi va di moda il demenziale: facce dapirla in grande quantità. Mentre l'effetto serra è sempre attuale, dimmi che soluzione ci sarà.
Albano Carrisi
13 febbraio 2009
In Italia l’acqua è stata privatizzata. È accaduto nel silenzio generale e con un breve articolo inserito in un decreto legge: il 23 bis della legge 133 del 2008. Per essere precisi a essere stato privatizzato è il servizio idrico, l’acqua resta in via di principio un bene pubblico ma di fatto, una volta affidata la sua gestione ai privati, saranno in molti a farne profitti. Quelli che ne avranno danno probabilmente saranno proprio i beneficiari del servizio: i cittadini.
È già accaduto a Latina, dove una società a capitale misto, pubblico e privato, Aqualatina, protagonista di numerose illegalità per cui è ancora aperta una vertenza giudiziaria, ha in poco tempo triplicato le bollette. Di questa vicenda ci parla Paolo Carsetti, del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Ma la partita tra acqua pubblica e privata non è ancora chiusa. Le direttive tracciate dal Trattato di Lisbona che differenzia i servizi di interesse economico da quelli di interesse generale indica ai comuni una strada per mantenere una gestione pubblica di questo bene, fondamentale per la vita, la salute e l’ambiente. Ce ne parla Alberto Lucarelli, professore di diritto pubblico all’Università di Napoli Federico II.
Il corpo umano è fatto al novanta percento di acqua, saliva, sputi
Marco Paolini