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Quando la cooperazione è la chiave della sopravvivenza

Dimenticate tutto quello che avete sentito sulla violenza della competizione nel mondo naturale. Madre Natura può essere molto più gentile e benevola di quello che normalmente pensiamo.

Una spiaggia del Rhode Island

Questa rivelazione coglie di sorpresa molti ecologi, che per decenni si sono concentrati a studiare i modi, “egoisti”, con cui gli organismi rendono la vita difficile agli altri, come quando una specie è predatrice di un’altra o entra in competizione con le altre per lo spazio o per il cibo. Pochi ecologi, invece, hanno studiato i modi in cui le specie – inconsciamente, è chiaro – rendono la vita più facile ai loro vicini. Si è infatti generalmente ritenuto che le interazioni positive giocassero un ruolo poco importante negli ecosistemi.

Questa assunzione è sbagliata, qualcuno ora afferma. «I ricercatori fino ad ora non hanno realmente preso in considerazione il quadro generale, che può spiegare perché un gruppo di specie si trovano insieme. Spesso questo accade a causa dell’effetto positivo dell’esistenza di altre specie», spiega Andrew Altieri, un biologo marino del Marine Science Center della Northeastern University a Nahant, Massachusetts (USA).

Queste specie, chiamate “pioniere”, possono mettere le basi di un intero ecosistema, creando un habitat favorevole a tutte le altre specie che ne fanno parte. Nelle spiagge di ciottoli del Rhode Island, ad esempio, le estati calde e l’infrangersi continuo delle onde causano una quasi totale di vita, ad eccezione di alcune aree dove si trovano dense distese di erbe acquatiche del genere Spartina, cozze striate dell’Atlantico (Geukensia demissa) e poche altre specie. «Queste specie pioniere possono creare un habitat adatto a molte altre specie», afferma il ricercatore.

Per testare se la Spartina e la Geukensia demissa possano davvero agire come specie pioniere, il gruppo di Altieri le ha rimosse in due distinte aree sperimentali, e hanno quindi monitorato il comportamento degli animali e delle alghe presenti nelle zone.
Molluschi, cirripedi e alghe sono soprarvvissuti in gran numero dove le erbe acquatiche erano presenti, mostrando come la Spartina abbia un effetto benefico su queste specie. Similmente la presenza della Geukensia demissa ha mostrato un effetto favorevole alla vita di lumache e cirripedi.

Altri sperimenti hanno mostrato che queste specie beneficiano le altre in gran parte perché ombreggiano la superficie, prevengono il movimento dei cioccoli e creano piccole crepe in cui possono vivere animali di piccole dimesioni (The American Naturalist, vol 169, p 195).

Lo studio mostra che le comunità presenti nelle distese di Spartina sono costruite su un tessuto di interazioni positive, afferma Altieri. E questo è probabilmente vero anche in altri ambienti ostili, dove la sopravvivenza sarebbe difficile senza la presenza di specie pioniere. Potrebbe essere vero, suggerisce Altieri, anche nel caso di ambienti favorevoli alla vita quali la barriera corallina o la savana.

Cosa più importante, aggiunge il ricercatore, queste interazioni benfiche possono essere complesse, come, ad esempio, nel caso delle lumache che dipendono dai molluschi che dipendono dalle erbe acquatiche. «Non ci sono solo facilitatori e specie facilitate. Ci sono facilitatori di facilitatori». Ogni anello della catena può essere essenziale alla sopravvivenza dell’intero sistema.

Come sempre c’è molto altro da capire, ci dice Bruce Menge della Oregon State University a Corvallis (USA): «Se poi il sistema generale sia dominato da forze positive o negative, non lo sappiamo ancora».

Bob Holmes

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