Una ricerca valuta le condizioni climatiche che favoriscono il dilagare di specie esotiche con i trasporti aerei
Uno studio recente analizza il modo in cui la rete di voli aerei di lungo raggio connette regioni con clima simile. La ricerca è utile per valutare quali di questi voli sono a maggior rischio di importare involontariamente specie invasive.
Andrew Tatem dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, e Simon Haye del Centro di Medicina Geografica di Nairobi, in Kenya hanno mappato le rotte di tutti i 3,2 milioni di voli programmati fra il primo maggio 2005 e il 30 aprile 2006 (“Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences”, DOI: 10.1098/rspb.2007.0148).
Come misura della somiglianza del clima all’inizio e alla fine di un viaggio gli scienziati hanno registrato temperatura, umidità atmosferica e piogge sia nel luogo di partenza che in quello di arrivo. “Le specie che sono molto sensibili al clima, come le zanzare e moscerini, hanno un maggiore successo come invasori se il clima nel luogo di atterraggio è il più simile possibile a quello originario,” spiega Tatem.
Lo scienziato si è accorto che la “distanza climatica” è minore nel periodo che va da giugno ad agosto. Per questo motivo gli organismi hanno maggiori probabilità di arrivare in destinazioni abitabili proprio in quel periodo dell’anno.
I ricercatori però hanno anche appurato che proprio questi sono i mesi in cui i voli sono più frequenti, altra condizione che potrebbe aumentare le occasioni di spostamento.
Lo studio ha anche evidenziato che il modo in cui le regioni sono climaticamente connesse attraverso i voli cambia in base al periodo dell’anno. “Per esempio le Hawaii, uno degli ecosistemi più invasi al mondo, in aprile è più vicino all’America Centrale, in luglio all’Asia, e ai Caraibi in ottobre,” osserva Tatem. Tutto ciò aumenta il numero degli invasori potenziali.
Il dilagare delle specie esotiche è un problema davvero grave, dice Tatem. “La mosca della frutta europea è una delle minacce più gravi ai raccolti e viene costantemente introdotta negli Stati Uniti occidentali con i cargo o dalle persone che portano frutta nel loro bagaglio,” sottolinea il ricercatore.
Tatem e Haye sperano che la ricerca possa aiutare le autorità doganali nell’indirizzare meglio la loro azione di controllo delle specie invasive.
Catherine Brahic
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