L'esperimento MINOS ha permesso di convalidare risultati già ottenuti nel 2002.
Un esperimento ha confermato che i neutrini, le particelle che avrebbero giocato un ruolo chiave nella nascita dell'Universo, hanno una massa. I dati sono stati ottenuti attraverso l'esperimento MINOS (Main Injector Neutrino Oscillation Search) e suggeriscono che il modello standard, che descrive come interagiscono fra loro i mattoni fondamentali della materia, ha bisogno di una revisione.
I neutrini sono stati chiamati "particelle fantasma" perché hanno una massa piccolissima, sono privi di carica e interagiscono con la materia solo attraverso l'interazione debole, quindi molto raramente. Per queste sue peculiarità i neutrini sono difficili da "vedere" con gli apparati sperimentali. I neutrini sono di tre tipi, il neutrino elettronico, il neutrino del muone, il neutrino del tau. Per studiare le loro caratteristiche, i ricercatori hanno sparato neutrini muonici creati nell'acceleratore di particelle del Fermi Lab verso un altro strumento situato a 724 chilometri di distanza in una miniera a Soudan sempre negli USA.
"Generalmente arrivano tutti alla fine del loro viaggio, ma almeno uno al giorno interagisce in qualche modo con la materia circostante", spiega Lisa Falk Harris, un fisico dell'Università di Sheffield membro del team internazionale di ricerca. Dal momento che al sito di Soudan sono arrivati meno neutrini di quanti erano stati sparati, i ricercatori hanno supposto che si sono convertiti in uno degli altri due tipi di neutrini. "Per compiere questa trasformazione i neutrini devono avere un qualche tipo di massa", spiega la ricercatrice. I dati confermano dunque i primi dati sulla "scomparsa" dei neutrini raccolti dall'esperimento giapponese K2K nel 2002. Il fatto che i neutrini abbiano una massa ha una profonda importanza per i fisici: ad esempio potrebbe aiutare gli scienziati a risolvere il mistero della massa mancante nell'Universo, cioè del fatto che la materia sembra essere troppo poca rispetto a quanto calcolato.
Una equipe di ricercatori ha scoperto un vero e proprio paradiso perduto di specie animali e vegetali nella regione himalayana.
Il riscaldamento globale ha aumentato la portata dei fiumi che sfociano nell'Oceano Artico.
Chiamato Tiktaalik roseae è un anello mancante tra gli animali marini e quelli terrestri.
Simulazioni al computer svelano che un pianeta simile alla Terra potrebbe aver orbitato tra Marte e Giove, nella cintura degli asteroidi, all'origine del Sistema solare.
Ricercatori italiani scoprono segni di interventi sulle carie dentali risalenti al neolitico.
Il vincitore dell'importante premio per la matematica è Lennart Carleson e ha 78 anni.
Una nuova teoria sfida l'ipotesi dominante delle catastrofi: le estinzioni furono più graduali di quanto pensato finora.
Studio giapponese sottolinea che i gibboni sono magri perché manca loro un gene presente invece negli altri primati.
Realizzati cavi di materiali superconduttori ad alte temperature in grado di operare anche in presenza di campi magnetici.
Ricercatori italiani hanno ricostruito un sofisticato sistema usato ai tempi dei romani per falsificare le monete d'argento.
La capsula Foton M3 partirà nel settembre del prossimo anno per cercare di studiare il rimescolamento diffusivo.
L'analisi chimica dei minerali di rame dimostra che gli scambi fra le regioni a nord e a sud del grande deserto sono iniziati 400 anni prima del previsto.
I dati raccolti dal SeagrassNet dimostrano un calo generalizzato delle piante marine in tutto il mondo.
I grandi mammiferi marini seguono un approccio simile a quello del linguaggio umano, organizzando in modo gerarchico i loro canti.
Un gruppo internazionale di esperti sta realizzando un nuovo tipo di materiale piezoelettrico.
I dati dell'osservatorio Chandra offrono nuovi indizi sull'evoluzione di questi misteriosi oggetti galattici.
La scoperta pubblicata su "Nature" suggerisce che sarebbe possibile ricavare staminali senza distruggere gli embrioni.
Su "Nature" alcuni esperti lanciano l'allarme: la ricerca inizia a dipendere troppo dai computer.
Entro la fine del secolo le temperature delle due calotte polari saranno simili a quelle di 130 000 anni fa, l'ultima era interglaciale.