Abili falsari di monete risalenti al III secolo d.C. sono stati scoperti da un gruppo di ricercatori italiani, coordinati da Benedetto Bozzini dell'Università di Lecce. In un articolo inserito sul sito internet Arxiv.org dell'Università Cornell, i ricercatori spiegano di aver esaminato alcune monete che sembrano essere d'argento. Le monete sono state scoperte nel 1948 in una città nei pressi di Lecce, Parabita, e per anni sono state considerate autentiche. Solo nel 2003 un primo studio aveva dimostrato che sotto lo strato sottile di argento superficiale le monete erano in realtà fatte di vile piombo. Ora, nell'articolo pubblicato sul sito, i ricercatori presentano anche una spiegazione di come è avvenuta la contraffazione.

Secondo le analisi al microscopio, sembra che non sia stata usata nessuna delle tecniche più semplici di contraffazione. Le monete insomma non sono state prodotte né coprendo il piombo con un foglio di argento e poi facendolo fondere per farlo aderire alla moneta sottostante, né trattatando chimicamente la superficie di una lega metallica non preziosa in modo che sembrasse argento.

Quello che gli abili falsari hanno fatto è invece molto simile a un processo di elettroplaccatura, un procedimento che, secondo gli storici, non era ancora noto a quell'epoca. Per ricostruire il procedimento, i ricercatori hanno fatto ricorso a materiali conosciuti nel III secolo d.C. Anzitutto hanno immerso il piombo nell'acetato di rame (cioè in un liquido composto da aceto dove era stato lasciato corrodere del rame), e poi in una soluzione di argento creata lasciando sciogliere cloruro di argento in ammoniaca diluita. In questo modo hanno ottenuto le loro monete false: replicando infatti il procedimento, le monete realizzate dai ricercatori hanno presentato quella stessa microtessitura a cavolfiore osservata al microscopio sulle monete antiche.