I grandi mammiferi marini seguono un approccio simile a quello del linguaggio umano, organizzando in modo gerarchico i loro canti.
Il canto delle balene e il linguaggio dell'uomo sono molto più simili fra loro di quanto si possa pensare. In particolare, secondo un articolo pubblicato sul "Journal of the Acoustical Society of America" da Ryuji Suzuki del Massachusetts Institute of Technology, condividono lo stesso tipo di struttura gerarchica.
"Noi sappiamo che nel nostro modo di comunicare un testo è composto di paragrafi, a loro volta composti da frasi, composte da parole - spiega lo scienziato - e lo stesso vale per le balene. In ogni sessione di canti, ci sono più canti, in ogni canto, più temi, in ogni tema più frasi e in ogni frase ci sono più unità". Insomma anche le balene hanno la loro sintassi, cioè un modo gerarchico per organizzare i loro canti.
Per scoprirlo, Suzuki ha registrato i canti delle Megaptera novaeangliae al largo delle Isole Hawaii. Per ricostruire la gerarchia sintattica i ricercatori hanno creato un programma al computer in grado di convertire piccoli tratti del canto delle balene in simboli matematici. A questo punto hanno analizzato la media di informazioni convertita per ciascun simbolo con una tecnica che riesce a quantificare la complessitô e la struttura.
"Per informazione in questo caso non si intende il significato, ma la complessità, la previdibilità o l'imprevedibilitô di un messaggio", spiega Suzuki. Dall'analisi è emerso non solo che i canti sono gerarchici ma anche che permettono la conversione di un bit di informazione al secondo. Nel caso degli esseri umani, il linguaggio genera 10 bit di informazioni per ogni parola. Il lavoro dei ricercatori però non permette ancora di capire quale sia il significato del canto delle balene, anche se nel caso delle megattere potrebbe essere un richiamo di accoppiamento.
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