Su "Nature" alcuni esperti lanciano l'allarme: la ricerca inizia a dipendere troppo dai computer.
Una serie di articoli su "Nature" (Vol. 440 n. 7083) affrontano il problema del rapporto tra ricerca scientifica e computer, in particolare per quel che riguarda lo strumento della simulazione sempre più usato dai ricercatori di tutto il mondo per aggirare le difficoltà (o l'impossibilitô) di realizzare gli esperimenti dal vivo. Si arriva ad affermare l'esistenza del rischio che "il continuo aumento della velocitô e della produzione dei dati si traduca in una minore comprensibilitô" dei risultati.
Esiste infatti un problema quantitativo: un solo singolo esperimento di biologia produce dati per un gigabyte al giorno: significa che in meno di due mesi un biologo può esaurire la capacitô di memoria del suo computer. Se poi prendiamo in considerazione i dati che vengono elaborati dagli astrofisici, allora si arriva a mille gigabyte, equivalenti alla memoria di circa 200 computer. Ma presto si arriverà a un petabyte, cioè mille terabyte. L'equivalente, spiegano su "Nature" gli autori della riflessione, "di mille miliardi di libri".
D'altronde, proprio questo aumento delle disponibilità di dati e della potenza delle macchine ha sviluppato la simulazione come strumento essenziale per la ricerca in settori come la biologia, la fisica dell'atmosfera, la fisica delle particelle, la chimica.
"Gli interventi su 'Nature' richiamano un problema reale", commenta Paolo Carloni, docente di fisica statistica biologica alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, esperto di simulazioni.
Per Carloni nessun modello ha la capacità di simulare con precisione assoluta "quello che accade in un essere vivente o in un ambiente aperto, perché intervengono troppe varianti di tipo ambientale. Vi possono essere ricercatori tentati dal fare ricerche solo attraverso i modelli. Noi la chiamiamo la tentazione della 'scatola nera'. Metti dentro dei dati in un server automatico e accetti i risultati che comunque vengono fuori, senza capire quali sono i limiti logici della simulazione. E quei risultati probabilmente sono sbagliati e finiranno per screditare anche tutta la tecnologia, innocente, che c'è dietro".
L'esperimento MINOS ha permesso di convalidare risultati già ottenuti nel 2002.
Realizzati cavi di materiali superconduttori ad alte temperature in grado di operare anche in presenza di campi magnetici.
Ricercatori italiani hanno ricostruito un sofisticato sistema usato ai tempi dei romani per falsificare le monete d'argento.
La capsula Foton M3 partirà nel settembre del prossimo anno per cercare di studiare il rimescolamento diffusivo.
L'analisi chimica dei minerali di rame dimostra che gli scambi fra le regioni a nord e a sud del grande deserto sono iniziati 400 anni prima del previsto.
I dati raccolti dal SeagrassNet dimostrano un calo generalizzato delle piante marine in tutto il mondo.
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Un gruppo internazionale di esperti sta realizzando un nuovo tipo di materiale piezoelettrico.
I dati dell'osservatorio Chandra offrono nuovi indizi sull'evoluzione di questi misteriosi oggetti galattici.
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Entro la fine del secolo le temperature delle due calotte polari saranno simili a quelle di 130 000 anni fa, l'ultima era interglaciale.
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Gli astronomi sono riusciti per la prima volta a misurare con precisione i parametri delle nane brune.
Anche gli anfibi comunicano su frequenze non udibili dagli esseri umani.