L'onda è passata sulle isole dell'Oceano Indiano depositando uno strato di qualche centimetro di sabbia.
Alcuni degli atolli delle Maldive sono diventati un po' più alti per effetto dello tsunami del 2004. Lo dimostra uno studio condotto da Paul Kench dell'Università di Auckland in Nuova Zelanda, pubblicato sulla rivista Geology. Secondo lo studio, solo il 5 per cento del suolo delle isole dell'Oceano Indiano è rimasto severamente danneggiato dall'onda di marea. Inoltre, l'analisi su 13 piccoli atolli corallini evidenzia come questi siano diventati un po' più alti e spessi di quanto fossero prima. Il gruppo di Kench in effetti li aveva già studiati tra il 2002 e il 2003 prima cioè della catastrofe e quindi si trovava nella posizione migliore per capire quali danni avesse provocato l'evento.
La prima cosa scoperta da Kench è che l'onda non è stata così alta come quella che ha colpito altre zone dell'Oceano Indiano. Il motivo dipende dall'assenza di una piattaforma continentale, cioè di una sorta di scalino sul fondo oceanico sul quale l'onda è potuta crescere e prendere più forza. L'onda più alta invece non ha superato i 3 metri, è passata sulle isole alte un massimo due metri e poi è proseguita verso l'Africa.
"Non sono state dei veri e propri muri di acqua che si sono abbattuti sull'arcipelago, ma nonostante tutto hanno sommerso completamente gli atolli", dicono i ricercatori nell'articolo. Altro elemento che ha salvato le isole è stato il fatto che non c'è stata un'ondata di riflusso, anzi colpendo le estremità orientali degli atolli, l'onda ha spinto semplicemente la sabbia che si è accumulata nel tempo sulle barriere coralline sulla spiaggia alzandole di circa 5-10 centimetri in media con una punta di 30 centimetri massimo. Insomma dice Kench l'evento è stato tutt'altro che distruttivo per le Maldive.
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