Lo studio di antichi relitti mostra come le fluttuazioni registrate nell'ultimo secolo siano un'eccezione.
Il campo magnetico terrestre oggi si sta indebolendo. Gli scienziati però hanno scoperto che in un periodo compreso tra la fine del Cinquecento e l'inizio delle misurazioni regolari (attorno al 1840) è rimasto fondamentalmente stabile. Per ottenere questi dati, i ricercatori della Leeds University in Inghilterra coordinati da David Gubbins hanno studiato antichi relitti risalenti al periodo compreso tra il 1590 e il 1840. La prima misurazione diretta del campo magnetico è infatti stata effettuata nel 1837 dal matematico Carl Friedrich Gauss.
Questi dati sembrano indicare che il recente declino registrato nel campo magnetico (che secondo alcuni esperti potrebbe portare a una sua inversione in un prossimo futuro) non è altro che una variazione temporanea. In un articolo pubblicato sulla rivista "Science" (vol. 312, n. 5775), i ricercatori spiegano di aver studiato alcuni manufatti recuperati da antichi relitti (come ad esempio vasellame contenente minerali) che continuano a mantenere la direzione del campo magnetico che hanno avuto impresso nel momento in cui sono stati prodotti. Uniti ai rilevamenti dei marinai, necessari a tracciare le rotte e conservati sul giornale di bordo, questi oggetti hanno permesso di stabilire la direzione e l'intensità del campo magnetico terrestre anche nei secoli in cui non c'erano misurazioni dirette.
In pratica i dati hanno mostrato una notevole stabilità contro una riduzione del 10% registrata nell'ultimo secolo e mezzo. In effetti i dati raccolti su precedenti inversioni del campo magnetico indicano una serie di fluttuazioni piuttosto forti prima dell'evento. Però dal momento che la forza del campo è più alta adesso di quanto fosse nel passato in occasione delle inversioni, si ritiene che questo fenomeno non sia affatto imminente.
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