Perché si scateni un uragano "mostro" servono anche l'intervento di altre condizioni atmosferiche.
Il collegamento tra gli uragani più forti (come Katrina che ha allagato New Orleans) e il riscaldamento globale è stato messo in crisi da uno studio pubblicato sulla rivista "Geophysical Research Letters" da un gruppo di ricercatori dell'Università della Virginia. Negli ultimi anni, l'aumento degli uragani più intensi ha portato allo sviluppo di un dibattito su quanto e come il riscaldamento globale fosse responsabile di questo fenomeno.
Il collegamento è sembrato logico anche in base al fatto che più alta è la temperatura superficiale degli oceani, più forti gli uragani. I ricercatori però hanno preso in esame le temperature dell'acqua sul percorso di ogni uragano e hanno trovato che l'aumento di temperatura dell'acqua può rendere conto solo di metà dell'aumento dell'intensità degli uragani stessi negli ultimi 25 anni. Quindi ci deve essere qualche altro fattore all'opera.
"È troppo semplicistico attribuire alle temperature superficiali degli oceani la colpa dell'aumento di intensità degli uragani", spiega Patrick Michaels, uno scienziato "scettico" sul riscaldamento globale che ha coordinato il team di ricercatori. Per una tempesta che raggiunge lo status di uragano deve esserci un insieme specifico di condizioni atmosferiche che devono essere soddisfatte. Insomma, la temperatura dell'acqua non è direttamente proporzionale all'intensità dell'uragano.
La ricerca però ha evidenziato che esiste un limite preciso di temperatura che deve essere superato, affinché un uragano deboluccio possa diventare un vero e proprio uragano "mostro", e questo limite è pari a 31,6 gradi centigradi. Una volta superato questa soglia, allora il livello di temperatura dell'acqua non è più importante e non influenza la formazione e lo sviluppo dell'uragano stesso. Sono più importanti i venti e il livello di umidità.
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