Un rapporto presentato alla World Meteorological Organization smentisce le tesi di chi sostiene il ruolo del riscaldamento globale nelle ultime stagioni intense di cicloni e uragani
I cambiamenti climatici non sarebbero la causa del fatto che la passata stagione di uragani e cicloni è stata una delle peggiori mai registrate. A dirlo un rapporto presentato alla Commissione per le scienze atmosferiche della World Meteorological Organization dal capo dell'ufficio di meteorologia australiano John McBride.
Secondo McBride, non c'è dubbio che le passate stagioni siano state tra le più intense dal punto di vista degli uragani, ma è anche vero che i dati in nostro possesso risalgono in fin dei conti a soli 40 anni fa, cioè all'inizio dell'osservazione satellitare. L'idea che i cambiamenti climatici facciano aumentare il calore della superficie del mare e da qui la potenza delle tempeste è in effetti troppo semplice, insiste l'esperto. "Ci sono altre condizioni che determinano la forza dei cicloni, come la struttura dei sistemi dei venti", aggiunge.
McBride inoltre ritiene che non ci sia prova del fatto che i cicloni siano diventati più frequenti o che lo diventino in futuro o che possano colpire anche altre regioni al mondo. L'idea che negli ultimi 50 anni sia aumentata anche l'intensità di questi fenomeni naturali è da rivedere, perché i dati raccolti in passato sono poco accurati o incompleti a causa delle limitazioni tecnologiche di allora. È vero invece che appaiono in crescita i danni che i cicloni causano in termini di morti e distruzione, ma questo dipende dal fatto che ll ecoste sono più popolate, piuttosto che dall'intensità dei fenomeni.
Quello che preoccupa di più l'esperto australiano è il fatto che i livelli del mare stanno salendo. Se questo venisse confermato, allora il riscaldamento globale potrebbe avere un effetto indiretto sulla potenzialità dei cicloni di causare danni, aumentando l'impatto delle tempeste che arrivano dal mare e si abbattono sulle coste.
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