Ricercatori americani sono riusciti a calcolare la quantità di "combustibile" che alimenta i buchi neri supermassicci in lontane galassie.
I buchi neri sono tra i "motori" naturali dell'Universo più efficienti in assoluto. A dirlo ricercatori americani coordinati da Steve Allen della Stanford University che ne hanno valutato l'efficienza energetica confrontandola a quella di un'automobile. In una conferenza stampa organizzata nei giorni scorsi dalla NASA, Allen spiega di aver usato le osservazioni fatte dal telescopio orbitale a raggi X americano Chandra per valutare che paragonato al motore a scoppio di una macchina, un buco nero potrebbe (ovviamente da un punto di vista teorico) viaggiare per 1 miliardo e 600 milioni di chilometri con soli 4 litri e mezzo di benzina. I dati sono stati raccolti scandagliando le regioni più interne di nove gigantesche galassie ellittiche.
Gran parte dell'energia rilasciata dalla materia inghiottita dal buco nero si mostra sotto forma di getti di alta energia che emergono da dischi di gas magnetizzato. Questi getti si allontanano dal buco nero al 95% della velocità della luce e creano delle bolle imponenti nel gas caldo delle galassie. Le bolle possono avere un diametro di centinaia o anche di migliaia di anni luce.
Sulla base di altri dati raccolti da Chandra, Allen ha calcolato anche quanta energia era necessaria per la produzione di queste bolle. All'interno dei getti il livello di energia è di migliaia di migliaia di miliardi, cosa che da riserve di "carburante" tali da permettere a questi fenomeni di andare avanti per centinaia di miliardi di anni. In pratica questi buchi neri hanno una quantità di combustibile superiore alla durata della vita dell'Universo fino a oggi.
Questi fenomeni comunque sembrano riguardare soprattutto le galassie super massicce, grandi cioè dieci volte la nostra, più che quelle simili alla Via Lattea. Anzi, la presenza di buchi neri così grandi sembra limitare la formazione delle stelle all'interno delle galassie: il calore prodotto dal buco nero infatti riscalda il gas attorno al centro galattico impedendo la sua condensazione e quindi la nascita di nuove stelle.
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