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Il rapporto tra elettrone e protone non è costante?

Il rapporto tra la massa del protone e quella dell'elettrone potrebbe variare nel corso del tempo.

Forse la costante mu, una delle costanti di natura, non è veramente costante. Secondo alcuni cosmologi della Libera università di Amsterdam e dello European Southern Observatory in Cile (autori di un articolo pubblicato sulla rivista "Physical Review Letters" n. 96 2006), ci sono prove convincenti che il suo valore sia cambiato negli ultimi 12 miliardi di anni. Se questo sarà confermato, molte teorie andranno riviste, e rappresenterebbe un indizio in più a favore della teoria delle stringhe. Non è la prima volta che si mette in dubbio che una costante sia effettivamente tale: anche la velocità della luce, che da Einstein in poi è considerata una costante universale, secondo alcuni fisici è in realtà cambiata nel tempo.

La costante mu, che si può definire come il rapporto fra la massa del protone e quella dell'elettrone, è fra le costanti più misteriose: il suo valore è calcolato in 1836, ma non ci sono spiegazioni convincenti del perché di questo numero. La costante è responsabile della forza nucleare forte, che tiene insieme protoni e neutroni nel nucleo, e dei legami fra i quark, le particelle elementari di cui è composta la materia.

Per osservare la sua variazione nel tempo, gli scienziati hanno confrontato lo spettro dell'idrogeno in laboratorio con quello proveniente da quasar lontani 12 miliardi di anni luce: lo spettro dipende dal rapporto fra protoni ed elettroni, e quindi dalla costante mu.

E il risultato, come spiega Wim Ubachs, membro del team, è che "il rapporto tra la massa del protone e quella dell'elettrone è diminuita dello 0,002% negli ultimi 12 miliardi di anni". "Se confermato, questo risultato è molto interessante", commenta Thibault Damour dell'istituto di Studi scientifici avanzati (IHES) di Bures–sur–Yvette (Francia): ogni cambiamento nella costante mu rafforza le teorie sulle dimensioni extra, cioè le dimensioni spaziali superiori alla terza, previste per esempio dalla teoria delle stringhe.

Infatti, secondo questi modelli teorici, l'espansione dell'Universo anche lungo queste direzioni invisibili causerebbe variazioni delle costanti rispetto allo spazio e al tempo. Non tutti però sono convinti: "asserti eccezionali richiedono dimostrazioni eccezionali", sostiene Victor Flambaum dell'Università del Nuovo Galles del Sud (Australia), "e questa dimostrazione non c'è. Prima di rivoluzionare la cosmologia abbiamo bisogno che questi risultati siano confermati".

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