La colpa potrebbe essere di alcuni cambiamenti nelle condizioni climatiche regionali.
Troppa foschia rischia di rovinare uno dei panorami più belli del mondo, quello delle cascate del Niagara. E la colpa sembra essere di un cambiamento nel microclima della regione. Da qualche anno a questa parte, i giorni con una quantità di foschia tale da rendere impossibile osservare le cascate dalle terrazze dei grandi alberghi costruiti nella zona sono aumentati notevolmente. Per un po' di tempo gli esperti hanno pensato che la colpa fosse dei grandi alberghi costruiti sul lato canadese delle cascate: edifici alti infatti potevano alterare il microclima locale, alimentando attraverso correnti d'aria un "pennacchio" più alto del solito dell'acqua delle cascate, che favoriva la formazione della foschia. Nonostante alcuni esperimenti condotti nella galleria del vento avessero almeno in parte confermato questa teoria, ora un nuovo studio dell'Università di Buffalo sottolinea il ruolo centrale giocato dalla temperatura.
"La quantità di foschia non è determinata dalle correnti d'aria, quanto dalla temperatura dell'acqua e dell'aria", spiega il geologo Marcus Bursik che ha condotto lo studio. Dall'analisi dei dati è emerso che più grande è la differenza tra le temperatura dell'aria e quella dell'acqua, maggiore è la quantità di foschia e più spessa la coltre che impedisce la vista del panorama delle cascate. Bursik, che è un esperto di vulcani, ha scoperto che il pennacchio di fumo e polveri creato da una eruzione e quello di particelle d'acqua creato dalla cascata sono piuttosto simili. Il suo studio dimostra che il pennacchio di acqua è più alto durante l'inverno e l'autunno, quando la temperatura dell'aria è più fredda di quella dell'acqua. E il fatto che si noti una tendenza ad avere sempre più giorni di foschia, potrebbe dipendere da un cambiamento nel microclima della zona.
Gli Stati Uniti si confermano alla guida del fronte dei paesi più inquinatori, con un aumento del 16% di emissioni di anidride carbonica negli ultimi 16 anni.
La perforazione al largo delle coste di Panama e Costa Rica ha permesso di scoprire che la crosta è più complessa del previsto.
Il progetto del Large Hadron Collider rischia di affossare economicamente il grande centro di ricerche europeo.
Il rapporto tra la massa del protone e quella dell'elettrone potrebbe variare nel corso del tempo.
La potenza di una tempesta tropicale può causare frane sottomarine che a loro volta creano le fatali ondate.
Un fossile scoperto in Argentina rilancia l'ipotesi dell'evoluzione dei serpenti da rettili terrestri e non marini.
Le analisi da satellite sembrano dimostrare che i laghi sotterranei del Polo Sud sono in collegamento.
I supercalcolatori della NASA hanno confermato i risultati delle equazioni messe a punto da Einstein.
La montagna in pochi decenni potrebbe toccare la superficie del mare, creando una nuova isola.
Una ripetizione del terremoto del 1906 distruggerebbe il 40% degli edifici cittadini.
Secondo un esperto americano Leonardo avrebbe usato una tecnica particolare, poi sfruttata nuovamente alla fine dell'Ottocento.
Esperti americani hanno misurato i parametri della seconda stella più brillante dell'emisfero settentrionale.
Le esplosioni più intense dell'Universo avvengono solo in galassie primitive e quindi non avrebbero potuto causare estinzioni sul nostro paese.
I resti rappresentano un collegamento tra gli australopiteci e gli ardipiteci, due tra i più antichi antenati dell'uomo.
Lo stadio di un missile sarà lanciato contro la superficie del nostro satellite alla ricerca di acqua.
Il successo è stato ottenuto al Fermilab di Chicago misurando la trasformazione del mesone BS.
La sonda europea è entrata in orbita attorno al secondo pianeta del Sistema solare. Dal 4 giugno inizierà la raccolta di dati scientifici.
Fisici americani in una simulazione al computer riescono a ottenere l'ordine dal caos di partenza.