I resti rappresentano un collegamento tra gli australopiteci e gli ardipiteci, due tra i più antichi antenati dell'uomo.
Un nuovo fossile, scoperto in Etiopia, svela le origini più remote dell'umanità. Il reperto, che risale a circa 4,1 milioni di anni fa sarebbe infatti l'anello di collegamento tra le primissime forme di ominidi, gli australopiteci a cui appartiene anche la celebre Lucy e i loro presunti antenati, gli ardipiteci. Si tratta del più antico fossile di ominide dall'andatura eretta che si conosca. La scoperta, pubblicata su "Nature" (vol.440 n.7086), è stata effettuata da ricercatori americani della Università della California di Berkeley e del Los Alamos National Laboratory.
La storia evolutiva dell'uomo presenta ancora molti punti oscuri. Uno di essi è senza dubbio il passaggio da forme con caratteristiche ancora molto vicine a quelle delle scimmie, a cui i ricercatori attribuiscono i generi ardipitecus, saelantropus e orrorin, con i generi certamente indirizzati sulla linea evolutiva dell'uomo, come sono appunto gli australopiteci. Di questo genere particolare – la prima con andatura sicuramente bipede – si conoscono almeno sette diverse specie di cui l'Australopitecus anamensis (la specie a cui appartengono i resti: una mandibola con alcuni denti e un femore) è la più antica.
Fino a oggi era stato scoperto solo un fossile dell'anamensis: la nuova scoperta suggerisce in maniera molto forte il legame tra questa specie di ominide e i suoi immediati antenati e sono emersi nuovi e interessanti dettagli. I ricercatori sostengono – seppur con estrema cautela – l'eventualità che questa particolare specie possa essere in effetti l'anello mancante tra i due generi distinti di ominidi. Non è ancora chiaro infatti se l'Australopitecus anamensis si sia formato da una evoluzione diretta dell'ardipiteco o se sia una specie apparsa parallelamente proprio nel momento in cui gli ardipiteci stavano lentamente scomparendo.
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