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Lenti liquide con autofocus

In arrivo una micro-tecnologia in grado di adattare la distanza focale in base all’azione di un idrogel sensibile a stimoli chimici, fisici e biologici

Una microlente intelligente che modifica a piacimento la distanza focale senza alcun intervento esterno. La notizia è raccontata sull’ultimo numero di “Nature” (442, p. 551-554) da Hongrui Jiang, professore di ingegneria elettrica e computazionale, David Beebe professore di ingegneria biomedica, Lian Dong e Abhiskek Agarwal, dell’Università del Wisconsin-Madison.


Le lenti sono paragonabili a piccole sacche riempite d'acqua con la superficie esterna costituita da un idrogel, un polimero denso e gelatinoso che risponde a stimoli fisici, chimici o biologici. Quando il gel reagisce a una sostanza, l'acqua nella sacca si comprime e le lente diverge; in alternativa il gel si contrae, l'acqua incurva le pareti della sacca e la lente diventa convergente.


Il gel preparato in laboratorio è in grado di reagire a qualsiasi tipo di parametro, incluso il pH e la temperatura. Così, quando avverte qualcosa, risponde a dovere. Lenti che variano la lunghezza focale non sono una novità assoluta: "Le microlenti esistenti richiedono un sistema di controllo esterno per funzionare" ha spiegato però Beebe "mentre la capacità di rispondere in modo autonomo all'ambiente circostante locale è nuova e unica".


Le microlenti liquide, dalle dimensioni comprese fra centinaia di micron e un millimetro, potrebbero costituire un passo in avanti per la diagnostica medica e l’imaging. Infatti funzionano molto bene in ambienti liquidi dove in genere l’elettronica presenta dei problemi: per esempio potrebbero monitorare i cambiamenti in ambienti biologici.


Raggruppate in serie, inoltre, le lenti potrebbero anche imitare e migliorare l'occhio composto degli insetti e di qualche crostaceo. Questo tipo di occhio infatti è una specie di sfera formata da migliaia di lenti più piccole, ognuna con una lunghezza focale fissa.

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