Una ricerca appena pubblicata dimostra che i Neanderthal non erano affatto meno intelligenti dei nostri antenati Homo sapiens. Lo scrittore Robert J. Sawyer, ci racconta perché siamo stati piuttosto razzisti nei confronti dei nostri cugini.
Non dal big bang, ma da una sorta di fionda dello spaziotempo, potrebbe aver avuto inizio il nostro Universo. L'immagine, affascinante quanto rivoluzionaria, accompagna la presentazione di una nuova teoria cosmologica. A proporla è un fisico italiano, Cristiano Germani, ricercatore della Sissa di Trieste, che l'estate scorsa, durante una conferenza all'Università di Sussex in Inghilterra, con questa proposta ha attirato l'attenzione di alcune riviste scientifiche tra cui la britannica New Scientist.
Un originale scambio di ruoli ha luogo il 28 settembre. Dal primo pomeriggio fino a notte fonda, infatti, musei scientifici e laboratori si aprono ai visitatori, mentre i ricercatori invadono le piazze per intrattenere grandi e piccini con la scienza, ma anche con concerti, dibattiti e spettacoli diversi in ogni luogo. Momenti che vedono protagonisti i volti più o meno conosciuti della ricerca italiana. Per capire le prospettive di questa lunga notte, abbiamo parlato con Giovanni Mazzitelli, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati, in provincia di Roma, e promotore de “La Notte Europea della Ricerca”.
Quando parliamo di fisica nucleare spesso pensiamo a funghi atomici e distruzione. Eppure questa disciplina trova numerose applicazioni anche in contesti legati alla nostra quotidianità. Prova ne sia la recentissima datazione del saio attribuito a San Francesco d’Assisi, e custodito nella chiesa di Santa Croce a Firenze, che è risultato di almeno 80 anni posteriore alla morte del frate. Grazie alle nuove applicazioni della scienza, l'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) non solo effettua operazioni di verità storica, ma contribuisce a migliorare la vita di tutti i giorni. Abbiamo chiesto al professor Pier Andrea Mandò, capo del Laboratorio di Tecniche nucleari per i Beni Culturali di Firenze (LABEC), di illustrarci queste tecniche a margine del grande risalto concesso dai media alla datazione degli abiti del santo.
Corre quasi alla velocità della luce la materia lanciata nei lampi di raggi gamma. La notizia viene dall’ESO ed è la prima volta che gli astronomi misurano la velocità di queste esplosioni cosmiche. Il merito della scoperta va a una collaborazione internazionale e al telescopio robotico REM. Daniele Malesani, del Niels Bohr Institute di Copenhagen e tra gli autori della ricerca, racconta come questi spettacolari fuochi forniscono informazioni sull’Universo lontano e sulla sua origine.